L’incidente di Romano Prodi, e il suo comportamento nei confronti della giornalista Lavinia Orefici, catturato in un video trasmesso da Di Martedì, ha alimentato le tensioni interne al Pd. Che serpeggiano nell’ombra. Una domanda su tutte: perché Elly Schlein non l’ha difeso, come altri?
Il filmato ha mostrato inequivocabilmente la tirata di capelli da parte di Prodi, costringendolo – dopo aver cambiato almeno un paio di versioni – ad ammettere l’errore (senza però chiedere scusa). Le reazioni a questo episodio hanno tuttavia sollevato questioni che vanno oltre il mero fatto, toccando le dinamiche interne al Pd e il rapporto tra la segretaria del partito, Elly Schlein, e Prodi stesso. Quest’ultimo, infatti, negli ultimi tempi è sembrato allontanarsi dalla linea della segretaria, accendendo speculazioni su possibili fratture interne.
Il silenzio di Schlein
Ci sono due fattori da considerare. Primo: se si cerca una difesa a spada tratta di Elly Schlein dell’ex premier, non si trova nulla in rete. Nessuna dichiarazione. Un silenzio che alcuni in un primo momento hanno criticato (non è forse Elly una paladina delle lotte femministe), ma che poi si è trasformato in sospetto. Non è che questo aver abbandonato Prodi al suo destino sia una ripicca della segretaria dem contro le ultime uscite del Professore, decisamente critiche nei confronti di Elly? Basti ricordare, come fa Il Giornale, che in occasione della candidatura della segretaria in Europa, pur sapendo che – se eletta – avrebbe lasciato ad altri il posto, il Professore l’aveva attaccata considerandola “una ferita alla democrazia”. Inoltre, Prodi ultimamente non ha fatto mistero di non considerare più Schlein la persona giusta per federare il centrosinistra: “Oggi – ha detto – non esiste un’alternativa di governo”. Non è un caso, infatti, che il sostegno a Romano sia arrivato soprattutto da esponenti della minoranza dem, ma non dalla maggioranza Pd. Silenzio totale.
Anzi. Stamattina, intervistata dalla Stampa, la vicepresidente del Pd, Chiara Gribaudo, è arrivata a parlare di un “paternalismo” interno al Pd contro la segretaria. “Il maschilismo nel Pd purtroppo non è scomparso: è vivo e lotta in mezzo a noi”, ha spiegato. “Si fatica su certi argomenti, e c’è un problema di gestione machista del potere. Non è un cambiamento che può avvenire in tempo zero, e nemmeno in due anni. Ma Schlein ha iniziato un percorso: anche per questo io, al congresso, decisi di sostenerla. Ed è importante che abbia denunciato come a lei vengano dette cose che non si direbbero a un uomo: ha dimostrato di non voler mettere la polvere sotto al tappeto”. Poi l’affondo contro Prodi: “L’ex premier è un punto di riferimento imprescindibile della storia del centrosinistra italiano, ma mi ha stupito quel gesto”. Anche perché “certi atteggiamenti paternalistici non aiutano: se si vuole essere d’aiuto a chi guida il partito, meglio qualche intervista in meno e qualche consiglio in più in privato”. Critiche a San Romano sono arrivate anche da Pier Luigi Bersani (“Ha fatto un gesto da nonno, ma la giornalista non è sua nipote e certamente c’è stato qualcosa di indelicato e sbagliato”) e, pur in ritardo, anche da Laura Boldrini.
Il mistero del video
Il secondo punto riguarda invece la pubblicazione del video di Di Martedì. “Il fatto che a trasmettere il filmato sia stata una trasmissione di certo non tacciabile di vicinanza al centrodestra – scrive il Giornale stamattina – è benzina per il confronto interno ai dem. E non manca, nel Pd, chi evoca trame che vedrebbero la tensione sottotraccia tra la segretaria e il suo (ex) mentore dietro la diffusione del video definitivo sul caso Prodi-Orefici. «Schlein vuole impallinare Prodi come i 101 sul Quirinale?», si chiedono i maliziosi”. Sarà vero?
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