Per carità, domandare è lecito rispondere e rispondere è cortesia. Però in pochi si sarebbero attesi questo tipo di replica da parte di Mario Draghi al giornalista del The Times, Tom Kington. Durante la conferenza stampa di ieri, quando il premier s’è accanito sui no vax e si è negato a domande sul Quirinale, tra i cronisti accreditati c’era anche il collega inglese che ha rivolto all’ex banchiere una domanda sulle strategie di contenimento della pandemia. Perché se da un lato l’Italia introduce restrizioni a gogo, e l’ultimo decreto ne è la prova, dall’altra la Gran Bretagna si appresta a superare il picco di contagi senza aver introdotto obblighi vaccinali, super mega green pass e via dicendo.
Chiede allora Kington: “In questi giorni ci sono ministri del governo inglese che hanno detto che Boris Johnson aveva ragione prima di Natale a non introdurre restrizioni in Inghilterra, visto che adesso ci sono segni che forse lì il contagio sta decellerando. Volevo chiedere una riflessione, visto che l’Italia ha fatto il contrario…”. Draghi risponde: “È molto difficile dare giudizi sul Regno Unito e su quale sia la politica sanitaria, economica e sociale del primo ministro. Ho già gran difficoltà a farlo con le cose che succedono da noi”. Come, scusi?
Va bene avere difficoltà a capire bene cosa succede in Italia, visto il sudoku regolatorio che lo stesso Draghi e il suo governo hanno introdotto. Però la domanda di Kington non era tanto volta ad ottenere un giudizio sulle politiche “economiche, sociali e sanitarie” di BoJo, quanto cercare di capire se il governo è pronto ad ammettere che un altro “modello”, diverso da quello italiano, se non addirittura opposto, pare portare a buoni risultati contro il Covid senza il bisogno di restrizioni, super green pass e obblighi vaccinali. Era così complicato “dare giudizi” o proporre un’analisi?
In realtà, ciò che è apparso evidente agli spettatori (non intenti a battere le mani) è che se alle domande sul Quirinale Draghi ha posto un veto iniziale, di fronte a quella del Times è stato costretto a fuggire.