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Il mostro Ue e l’arrogante Germania: l’Italia sull’auto è stata fregata

Berlino prima fa fronte comune con Roma sui motori a scoppio ed elettrici. Poi si sfila e punta solo sugli e-fuel. Non erano i sovranisti a spaccare l’Ue?

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Quel mostro con più teste (Consiglio, Commissione, Parlamento, e altro ancora) che è l’Unione Europea ha colpito ancora. E ancora una volta a farne le spese è soprattutto l’Italia. Così come, more solito, è la Germania a fare da padrona (alquanto arrogante) delle danze. Questa volta però il copione si è svolto in modo sporco, cioè non si sono salvate nemmeno le forme, con la Germania che prima ha fatto fronte comune con altri quattro Paesi, fra cui l’Italia, che si opponevano alla messa al bando totale dei veicoli non elettrici dopo il 2035 e poi si è furtivamente tirata fuori dall’alleanza aprendo da sola un tavolo di trattativa diretta con la Commissione. In questo modo, Berlino è riuscita a tener fuori dall’accordo i motori che usano un combustibile sintetico, gli e-fuel, di cui i tedeschi sono leader mondiali, ma non i biocarburanti come era nell’interesse del nostro Paese.

Spaccato il fronte, ora la legge che vieta la vendita di veicoli a benzina e diesel non dovrebbe avere più ostacoli ed essere approvata in Parlamento. Risuonano le memorabili parole del sordiano marchese del Grillo, a proposito dello scorretto comportamento teutonico: “io sono io e voi non siete un c…”. In sostanza, l’Italia è stata fregata, almeno in questo primo round. La speranza è che in un secondo tempo, proprio facendosi forte dell’eccezione creata per la Germania alla regola stabilita, l’Europa accetti una eccezione anche per i motori a biocarburante. Chi dalla vicenda esce ammaccata, ancora una volta, è proprio l’Unione Europea e, prima di tutto, l’ideologia europeista del “tutti insieme se solo non fosse per i ‘sovranisti’”. Ove con quest’ultimo termine è da intendersi, per lor signori, non chi è veramente un cieco cultore della propria sovranità a discapito dell’interesse comune (in questo caso la Germania), ma chi si oppone alla deriva ideologica e costruttivista che (soprattutto con le politiche di “transizione energetica” ed “ambientale”) l’Europa sta percorrendo. Una deriva che potrà essere fermata solo con un cambio degli equilibri politici a Bruxelles dopo le elezioni europee del prossimo anno.

Per approfondire

Per il momento al governo italiano non resta che abbozzare e tenere fermo il punto nei tavoli negoziali. E sperare che, appunto, le maggioranze politiche cambino da qui a un anno. Risulta poi ancora una volta confermata la peculiarità con cui si tengono, soprattutto nei partiti socialisti, l’utopismo demagogico e l’accordo sottobanco, nella fattispecie l’ambientalismo ideologico e i mercanteggiamenti levantini con gli Stati più forti. Se poi la vogliamo buttare proprio in politica, come non notare che protagonisti di questa vera e propria porcheria sono stati due leader della sinistra continentale, il socialdemocratico tedesco Olof Scholz e il socialista olandese (nonché commissario europeo per il clima e vicepresidente vicario della Commissione) Frans Timmermans? E come non notare, al contrario,  che chi ha rispettato i patti e si è dimostrato veramente credibile e affidabile è stato proprio un governo di destra come quello italiano? Con la sinistra nostrana che, come è suo solito, rema contro il nostro Paese e gode di ogni nostra sconfitta a Bruxelles se a Roma non è essa ad avere il potere.

Corrado Ocone, 26 marzo 2023