Molti lettori dei giornali cartacei e non che mi pubblicano, o del mio Blog, mi invitano a prendere posizione sulla secolare, insuperabile locuzione leninista “Che fare?” applicata a questo momento post elezioni.
Mi spiace, sono troppo vecchio per permettermi di dare consigli ai tre “giovani” (Luigi Di Maio, Matteo Renzi, Matteo Salvini che pure stimo per la loro freschezza), men che meno ai “vecchi” che ci hanno governato, o peggio verso quelli che l’hanno fatto e lo fanno da dietro le quinte.
L’unico contributo che posso dare ai lettori, è ipotizzare quali saranno le strategie e le tattiche del vecchio establishment nostrano ed europeo (lo vedo frastornato), applicando categorie, criteri, protocolli riconducibili al mio amato mondo del business e del management.
1) L’establishment deve (stante il loro modo di pensare per me folle tanto è vetusto) “spaccare” il trio dei “giovani”, lavorando a un potenziale governo di salute pubblica. Pare che costoro considerino più malleabile per i loro interessi, Di Maio (i puristi della lingua dovranno bere la cicuta dei congiuntivi), ergo punti su di lui per raccattare tutte le truppe dei kapò di ogni ordine e grado (da Emma Bonino, agli ex alfaniani, ai LeU sopravvissuti, a parte del Pd, costituendo un partito della nazione di serie B), per gestire, con quest’armata brancaleone, il Def e al contempo negozi con l’Europa tutte le scadenze burocratiche da qua alle elezioni europee del prossimo anno.
Considero ovvia la non partecipazione a questo intruglio politico, né di Salvini, ma neppure di Renzi (lo vedo sempre più Ghino di Tacco 2.0, unico ruolo rimastogli dopo essere stato scaricato malamente da quelli che l’avevano talmente caricato da portarlo al suicidio politico).
È noto che il primo obiettivo è difficile da perseguire: trovare risorse per evitare un aumento di Iva, accise, imposte dirette (clausole di salvaguardia), da un minimo di 12 a un massimo di 20 miliardi. Poi c’è il completamento dell’Unione bancaria, il futuro Fondo europeo, la riforma di Dublino sugli immigrati, il bilancio pluriennale con i fondi strutturali (destinati al Principato del Sud di cui Di Maio si è autonominato sire).
Senza dimenticare il finanziamento del reddito di cittadinanza di cui sono già pronti i fake moduli. Per non parlare della partecipazione ai tornei medioevali a 27 che precedono le nomine, in primis quella del successore di Mario Draghi. Un programma da far tremare non le gambe, ma tutti gli arti.
Se i pentastellati accettano, per Di Maio il destino sarebbe segnato: la consacrazione come “podestà locale” euro-diretto, e probabile successiva caduta rovinosa nell’appuntamento delle elezioni europee, a favore di un Salvini rimasto assolutamente immobile.
2) Che farà Salvini? Che farà Berlusconi? Che farà un Renzi travestito da Ghino di Tacco? Avranno la forza i primi due sedersi sulla riva destra del Po e l’altro sugli argini dell’Arno? Avranno la forza di perseguire la strategia del silenzio operoso, di rifiutare di andare comunque al governo e prepararsi alla partita finale delle europee, eliminando il concorrente principale?
La mia analisi comunque non sta facendo passi avanti, non sa rispondere alla domanda strategica che mi sono posto: Luigi di Maio, Matteo Salvini, Matteo Renzi, i primi due grazie alla loro rozzezza popolana, il terzo sulla sua pelle di sedotto e abbandonato, avranno capito chi è veramente il nemico, e se sì avranno metabolizzato l’essenza ultima del Ceo capitalism?
Provo a farne, per l’ennesima volta, una sintesi: “Trasformare i politici in kapò e la gran massa di cittadini (90%) in zombie, schiavi, da un lato del metadone-reddito di cittadinanza e dall’altro immersi in una perenne competizione (al ribasso) per avere un lavoro dignitoso con disperati migranti economici, delegando alla Cina del tiranno (ora certificato) Xi Jinping il mitico “mercato” e (domani) pure l’altrettanto mitica “innovazione” e a Silicon Valley il futuro culturale della specie umana. Un nazi-mondo dove Uomo & Dio (libertà e intelligenza) non possono venir sostituiti dal duo Cliente & Algoritmo (schiavitù e ottusità)”.
Eppure, malgrado queste nubi sempre più nere, e per quel che vale (nulla), io sono ottimista, quando è in gioco la dignità dell’uomo, le forze oscure del nuovo fascismo elitario non possono passare. Sono culturalmente impreparate a questo momento storico.
Riccardo Ruggeri, 13 marzo 2018