La drammatica storia di Satnam Singh ha riacceso il dibattito sulle morti sul lavoro. La morte del bracciante indiano ha scatenato la sinistra contro il governo, come se Giorgia Meloni e i suoi ministri avessero avuto un ruolo nella tragedia, che ha visto lo straniero perdere un braccio in un macchinario avvolgi-plastica trainato da un trattore e non ricevere alcun soccorso. C’è un errore di fondo: quella di Singh non è una morte sul lavoro, ma un vero e proprio omicidio. E qualcuno presto risponderà. Quindi parlare di capolarato rientra nell’attacco strumentale, nella polemica sterile raccogli-like. Ma prendiamo per buono il teorema dei compagni: i numeri sui morti sul lavoro smontano le solite balle.
Una premessa, doverosa per il buonsenso di tutti: la sinistra che sta accusando il governo per le morti sul lavoro è la stessa che ha governato per dieci anni senza fare niente. Come sempre, le ricette giuste e le idee geniali arrivano sempre quando si è all’opposizione. Ma passiamo ai numeri, ai fatti, a tutto ciò che nemmeno l’integralismo può disintegrare. Ebbene, nel corso dei decenni è stata registrata una notevole diminuzione delle morti sul lavoro, sia in valori assoluti che in rapporto al numero occupati.
I numeri più recenti dell’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro (Inail) riportati da Pagella Politica segnalano un netto calo negli ultimi tempi. Andiamo sui dati: nel 2022 ci sono stati circa 703 mila infortuni sul lavoro nel nostro Paese: di questi, 1.208 hanno avuto un esito mortale. In altre parole, nel 2022 ci sono stati 3,3 morti sul lavoro in media al giorno. Numeri in ribasso rispetto al 2020 e al 2021, annate condizionate inevitabilmente dal Covid-19, ma anche rispetto al 2019. Per dare un’idea: dal 1951 in poi, il picco è stato raggiunto nel 1963 con 4.644 incidenti mortali. In soldoni, un dato quattro volte superiore rispetto a quello del 2022.
Leggi anche:
Il ribasso di morti è visibile ad occhio nudo, per fortuna, fermo restando che anche solo una vittima è una vittima di troppo. Basti pensare che il numero medio di morti annui tra il 1960 e il 1969 è il 70 per cento superiore rispetto a quello tra il 2010 e il 2019. Passando ai numeri rispetto al numero di occupati, i decessi sono scesi anche se il numero degli occupati è cresciuto nel tempo. Nel 2022 gli occupati in Italia erano 23,1 milioni e ci sono stati 5,2 morti sul lavoro ogni 100 mila occupati, mentre tra il 2010 e il 2020 gli occupati erano in media 22,4 milioni e ci sono stati 5,8 morti ogni 100 mila occupati. Numeri impressionanti tra il 1970 e il 1979, con 19,8 milioni occupati e 15,9 morti ogni 100 mila occupati, e tra il 1960 e il 1969, con ben 20,6 morti sul lavoro ogni 100 mila occupati.
Certo, il calo delle morti è rallentato negli ultimi anni, ma è stato comunque esponenziale, confermando il trend. Quindi parlare di emergenza risulta strumentale, considerando che i dati del 2023 – a meno di clamorose sorprese – confermeranno il calo. Con buona pace dei compagni a caccia di visibilità.
Franco Lodige, 23 giugno 2024
Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis)