Kramatorsk, città ucraina nella regione del Donbass, è diventata il nuovo teatro di scontri tra l’esercito russo e la resistenza ucraina.
Lo scorso 8 aprile, la stazione ferroviaria della città è stata oggetto di un pesante attacco missilistico, causando la morte di 57 persone. Quest’ultima, almeno fino al giorno della strage, assumeva un ruolo strategico decisivo nella guerra. Infatti, rimaneva l’unica linea funzionante in grado di collegare la regione del Donbass e l’ovest del territorio ucraino, ancora controllato dalle forze locali.
Mosca accusa Kiev, Kiev accusa Mosca. Gli USA insistono sulla matrice russa dell’attacco, la Cina chiede una “indagine indipendente, mentre il Cremlino nega categoricamente qualsiasi responsabilità. Zelensky parla di “crimini di guerra delle forze russe”, ma il mistero continua ad avvolgere il reale mandante della strage. Nelle ultime ore, però, sono sorti elementi decisivi che potrebbero far luce parziale sulle dinamiche dell’attacco.
Di chi è il missile?
Innanzitutto, si tratta di un missile balistico a corto raggio denominato “Tochka-U”, sviluppato durante la metà degli anni Sessanta dall’Unione Sovietica ed utilizzato in vari scenari di guerra – Yemen e Siria su tutti – dal decennio successivo.
La questione ruota attorno a due tesi principali. Da una parte, secondo la versione del governo ucraino, sussistono due spiegazioni: o il missile è dell’Armata russa oppure si tratta di un ordigno recuperato dalle basi ucraine del territorio occupato, proprio per mascherare la responsabilità dell’esercito occupante. Dall’altra, per il Cremlino, si tratta di un ordigno di Kiev impiegato in tutte le altre città della resistenza.
Entrambe le tesi presentano porzioni di verità. Se è vero che i Tochka-U vengono utilizzati dall’esercito ucraino; è altrettanto vero che, durante le esercitazioni militari di inizio 2022, Russia e Bielorussia utilizzavano gli stessi missili balistici in questione. Non è un caso che un video, pubblicato il 15 febbraio 2022 dalla pagina Facebook del canale televisivo ZVEZDA, mostrava e dichiarava apertamente l’uso di Tochka-U durante il corso delle esercitazioni.
Il mistero del numero di serie
Il dibattito sulla provenienza del missile ruota attorno anche a due numeri essenziali: 91579 e 9M79-1. Il primo rappresenta il numero specifico del missile che ha causato la strage; il secondo accerta, senza alcun dubbio, l’origine “Tochka” dell’ordigno, a differenza delle prime indiscrezioni ucraine che indicavano un missile Iskander. Esistono video che dimostrano come missili con numeri di serie vicini a quelli dell’ordigno di Kramatorsk siano stati utilizzati in passato dagli ucraini. Ma nemmeno questo, secondo Repubblica, sarebbe però la pistola fumante: servirebbe un registro che indichi in quali mani è finito una volta uscito dalla fabbrica. Dell’esistenza ufficiale di questo registro, fino ad oggi, non ne sono ancora rinvenute le tracce.
Il messaggio su Telegram
Un altro punto spinoso riguarda un messaggio Telegram pubblicato dal canale filorusso Notes Veterans dove si intimavano i cittadini locali ad abbandonare la città, ma senza utilizzare la linea ferroviaria. Si legge: “Consiglio ai cittadini che ora stanno evacuando da Slavyansk, Kramatorsk e dagli insediamenti vicini di lasciare le città non sul trasporto ferroviario”.
C’è però una coincidenza che, ex post, si traduce come un segno premonitore di quello che sarebbe accaduto a Kramatorsk: come si vede dall’immagine, il messaggio è stato pubblicato esattamente la sera prima della strage.
Si badi bene. Si tratta pur sempre di canali non ufficiali, in cui non viene nominata alcuna responsabilità né dell’esercito russo né di quello ucraino; eppure, guarda caso, sussiste un’evidente tempestività tra la pubblicazione del messaggio via social e l’attacco stesso.
Al di là di ogni tentativo di analisi, fino a questo momento, di una sola cosa abbiamo certezza: entrambi gli schieramenti avevano l’ordigno dibattuto. Un importante passaggio sarebbe l’individuazione della base missilistica da cui è stato lanciato il missile, ma la caratteristica del munizionamento a frammentazione prevede che il primo stadio del razzo finisca in caduta libera per due chilometri, rendendo quasi impossibile stabilirne la sua precisa localizzazione di partenza.
Kramatorsk rischia di essere una nuova Bucha: centinaia di vittime innocenti, in cui gli opposti schieramenti continuano a scaricarsi colpe, responsabilità e tragedie. Rimangono solo i civili uccisi, feriti, impauriti, lacerati dal dolore. Come in un film horror.
Matteo Milanesi, 11 aprile 2022