Ricevo e pubblico volentieri questa lettera che mi fa notare quanto stamattina sono stato distratto nella mia zuppa quotidiana. Meno male ci siete voi commensali.
Caro Porro,
stamattina nella sua Zuppa (sempre sia lodata) ha inspiegabilmente bucato la notizia del Secolo: l’avvento di uno scrittore Sommo almeno quanto Dante Alighieri, rimasto tutto solo sulla vetta letteraria per buoni settecento anni. Poi, è arrivato Aldo Cazzullo, e il Signor Dante ha dovuto fargli spazio al suo fianco. La corona d’alloro sul capo gliel’ha messa Massimo Gramellini. Il quale, recensendo l’ultimo libro del Sommo Aldo sul Corriere della Sera di oggi – dedicato, appunto, a Dante Alighieri – ha scritto che “non c’è contemporaneo che possa rivaleggiare con Cazzullo nella capacità di trasformare la scrittura in una corsa a perdifiato”. Non c’è Franzen, Carrère, Houellebecq che tenga: Cazzullo non si batte.
E ancora: “Se la Divina Commedia è un compendio del sapere universale, il riassunto che ne ha fatto Cazzullo non è da meno” ha scritto Gramellini, arrivando al dunque della questione: Cazzullo e Dante pari sono. Almeno, per ora. Perché domani, chissà.
A un certo punto, però, Gramellini si ricorda di essere nelle pagine culturali del Corriere e allora passa alla critica: “Quanto ai difetti – scrive – (perché un difetto bisogna pur trovarlo, in una recensione che si rispetti), l’unico che ho riscontrato è che – tenetevi forte – finisce troppo presto”.
Caro Porro, rimane solo una domanda a questo punto: quando Cazzullo recensirà il prossimo libro di Gramellini a chi lo accosterà?
Iolanda, 20 settembre 2020