Si chiama “vasectomia climatica” ed è esattamente la follia che il nome roboante e dal sapore politically correct lascia immaginare: sterilizzarsi volontariamente per limitare il proprio impatto ambientale.
Ne ha parlato qualche giorno fa Vanity Fair, citando uno studio secondo cui “l’azione più efficace che un individuo possa intraprendere per aiutare il pianeta sarebbe avere un figlio in meno”. Potremmo anche concluderne che, se il cambiamento climatico è accelerato da fattori antropici, la soluzione ideale sarebbe direttamente quella di far sparire il genere umano. Nel mondo, comunque, si stima che siano fino a 60 milioni i maschietti, alcuni dei quali contagiati dal delirio verde, che si sono privati deliberatamente della possibilità di generare una vita. Vanity Fair cita l’intervista al Guardian di un medico australiano, Nick Demediuk, il quale racconta di aver trattato almeno 200 pazienti giovani e senza figli, tra cui circa 130 gli avrebbero confessato di volersi sottoporre all’intervento (con il quale si recidono i dotti che trasportano lo sperma dai testicoli) per ragioni ambientali. Uno degli squinternati sentito dal quotidiano inglese, un trentaseienne americano, riferisce di essersi convinto dopo l’elezione di Donald Trump (ma vi rendete conto?): “Stiamo portando gli ecosistemi fuori equilibrio”, si è messo a predicare, “causando l’estinzione di massa di innumerevoli specie”. Ecco: se tutti (s)ragionassero come lui, la prossima a estinguersi sarebbe la nostra.
Non c’è da meravigliarsi se in questo pazzo mondo siamo arrivati a una simile deriva di fanatismo. Nell’era in cui, come ha lamentato papa Francesco, gli animali domestici hanno sostituito i figli, non è così strano se pure noi finiamo con il sottoporci alle sterilizzazioni chirurgiche, alla stregua dei nostri animali domestici.
Ironia a parte – e tenuto conto che il fenomeno, com’è ovvio, riguarda un’esigua minoranza di babbuassi – va però sottolineato che il terrorismo green sta provocando i suoi gravi danni psicologici tra le giovani generazioni, seguaci di Greta Thunberg. La stessa attivista svedese, già affetta da sindrome di Asperger, aveva ammesso di essere stata profondamente turbata, fino addirittura alla depressione, dai documentari catastrofisti che le sottoponevano in classe, quando, a 7 anni, ancora frequentava la scuola tutti i giorni. La cosiddetta “ecoansia” sta dilagando tra i giovanissimi e, come riporta Michael Schallenberger nel libro L’apocalisse può attendere, ce ne sono parecchi che sono stati convinti, dalla propaganda ecologista radicale, che non arriveranno a 30 anni, o che entro pochi decenni, prima che possano semplicemente invecchiare, saranno destinati a un’orribile morte causata da qualche cataclisma.
Come stupirsi se, alla fine, in tema di quelle che le femministe chiamerebbero “scelte riproduttive”, un certo numero di persone si abbandona alle farneticazioni? Sono pur sempre gli epigoni in salsa verde del vecchissimo pessimismo eracliteo. Il filosofo greco, in un frammento, apostrofava così i contemporanei: “Mettono al mondo figli, in modo che altri destini di morte si compiano”. Allora non esistevano così bravi chirurghi…