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Il nuovo Pd come il M5S: Schlein paladina del reddito grillino

La candidata alla segreteria del Pd a Catanzaro: “Folle l’idea di abolirlo”. Il Pd corre dietro al Movimento Cinque Stelle?

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Il Pd è lì che brancola nel buio del congresso e delle primarie. Si contendono la leadership da mesi due pesi massimi dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini e Elly Schlein, così vicini eppure così lontani. Il primo, che non disdegna le fotografie sotto l’effigie del Pci, ha uno spirito più pragmatico, diciamo centrista e riformista; la seconda invece rappresenta l’ala sinistra, radicale, così a sinistra che ormai si fa fatica a distinguerla dal Movimento Cinque Stelle.

Infatti oggi Elly ha spiegato per filo e per segno cosa intende fare del sussidio simbolo del M5S: copiarlo. O meglio, mantenerlo e integrarlo pure col salario minimo. “È folle l’idea del governo di far venire meno l’unico strumento di sostegno alla povertà e ai redditi più bassi di questo paese”, ha detto oggi la candidata dem. E l’ha detto ovviamente a Catanzaro, al Sud, bacino di voti ma anche di percettori. “Noi dobbiamo difendere quello strumento – ha aggiunto – sicuramente migliorabile come ogni strumento nuovo ma durante la pandemia ha impedito a un milione di persone di scivolare verso la povertà assoluta”. Praticamente, lo stesso discorso che avrebbe potuto tenere Giuseppe Conte in un comizio grillino. E infatti Schlein si aspetta che Pd e M5S facciano “una battaglia” insieme “a difesa di questo strumento di contrasto alla povertà”, per poi tentare un blitz pure sul salario minimo.

Ora, va detto che anche Bonaccini nel tempo ha un po’ alleggerito le sue posizioni sul reddito minimo. Una volta, era il 2020, disse che “è il lavoro a dare dignità, non quell’assegno“. Sei giorni fa, a Messina, guarda un po’ te il caso, ha rimarcato invece come “vada assolutamente difeso nella parte di assistenza a chi è senza lavoro ed è disperato”. Insomma: niente abolizione, solo una rivisitazione perché non ha funzionato “nella parte della reintroduzione nel mercato del lavoro”. Di certo l’approccio di Bonaccini al reddito non è così passionale come quello della Schlein. Sarà lei, in caso di vittoria, a spostare il baricentro del Pd verso sinistra. C’è un rischio, però: che a furia di rincorrere il M5S sul reddito minimo, si finisca col copiarlo. E allora l’elettore potrebbe chiedersi: perché votare la brutta copia, se posso avere l’originale?