Il pacifismo non serve: l’Europa deve riarmarsi

Il Pil della Russia cresce grazie all’industria bellica. Gli Usa non ci difenderanno. Bisogna riattivare il comparto difensivo

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Da fenomeno inattuale e che sembrava antropologicamente abbandonato, la guerra è tornata a turbare il sonno delle grandi Nazioni della Terra. Ci permettiamo di usare il termine “Nazione” nella speranza di non essere tacciati di fascismo latente o di essere dei pericolosi sovranisti. Tra chi la conduce, chi la teme e chi si prepara ad un confronto culturale con essa, dalle nebbie dell’inattualità il conflitto bellico torna con prepotenza sul palcoscenico della storia. E lo fa con tutto il fragore di cui è capace un demone per molto tempo addormentato e che si voleva rimuovere con tutta l’ipocrisia di cui solo l’odierno Occidente malandato è capace.

L’economia russa non solo ha retto l’impatto delle sanzioni grazie alla ritrovata economia bellica, ma ha incrementato il suo PIL interno ben più di quanto previsto dal Fondo monetario internazionale (+3%). La spesa totale per il comparto bellico russo è pari al 7,5% del PIL nazionale; le fabbriche che producono armamenti lavorano anche 24 ore su 24, 520mila nuovi posti di lavoro sono stati creati con la ripresa dell’industria militare. Secondo un sondaggio del centro studi indipendente Levada il 6% della popolazione russa che prima della guerra viveva sulla soglia della povertà ora si è spostata verso la classe media grazie agli impieghi nell’industria pesante. Si stima che un saldatore specializzato guadagni più di molti avvocati.

La guerra ha portato una redistribuzione della ricchezza con una crescita per le classi più povere. Non molto diverso da ciò che accadde agli Stati Uniti dopo la crisi del ’29. Certo, la Russia è un paese in guerra e questa ricchezza si paga col sangue versato dei soldati russi e ucraini. Ma la macchina bellica non si deve ricostruire necessariamente in funzione offensiva. Può essere riesumata anche con valore difensivo, fare da deterrente e portare gli stessi benefici all’economia. Nella vecchia Europa i leader dei paesi più grandi tremano al vedere il miserevole stato in cui versa il nostro comparto difensivo. Tra arsenali mezzi vuoti, una burocrazia soffocante e la mancanza di investimenti, c’è di che avere timore. A dormire poco sono soprattutto i tedeschi.

La Germania possiede la tecnologia militare più avanzata d’Europa. Il Bundeswehr, l’esercito tedesco, conta però appena trecento carri armati. Una eccessiva burocratizzazione nella gestione degli appalti, la mancanza di ordini e, soprattutto, un tremendo problema culturale paralizzano quella che potrebbe rappresentare la grande fortezza a difesa di ciò che resta dell’Europa. Sempre che vi sia ancora qualcosa da difendere, chiaramente. Ammesso che questo qualcosa esista toccherà a noi difenderlo e dovremmo farlo probabilmente da soli.

Gli Stati Uniti assomigliano sempre di più all’esercito di Senofonte smarrito nel deserto e incapace di ritrovare la via di casa. Non solo. In casa Usa spira il vento di una guerra diversa, molto più temibile. A breve uscirà nei cinema un film intitolato Civil War in cui si immagina un’America dilaniata dalla guerra civile. Uno scenario apocalittico che però, dopo le scene di Capitol Hill, assume inquietanti tratti profetici. In Texas molti cittadini vorrebbero una secessione dello stato dal resto dell’unione per poter gestire in proprio il problema degli immigrati. Lontano dallo stereotipo di uno stato arretrato, il Texas è invece una zona molto ricca e progredita, dove al petrolio si aggiunge un certo rinascimento delle aziende del tech.

Questo in un paese sempre più diviso tra ideologia woke e tradizionalismo reazionario; tra cancel culture e estremismo nazionalista. Una guerra intestina culturale che rischia di diventare concreta. Molto dipenderà dall’esito delle elezioni. La risposta alla crisi non è mai nel pacifismo da operetta che ancora qualcuno vorrebbe proporre. Occorre prepararsi al peggio. Nel nostro continente la chiave della ripresa potrebbe risiedere nella rinascita dell’industria bellica tedesca. Le ferite del passato sono dolorosissime ma la posta in gioco è ancora più alta. Ricordiamo sempre che Minerva, la dea della saggezza greca e della guerra giusta, porta su di sé un elmo e una lancia. Qualcosa vorrà pur dire.

Francesco Teodori, 22 marzo 2024

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