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Rivoluzione nella Chiesa

Il Papa: “Benedire le coppie gay, ma non è un matrimonio”

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La Santa Sede ha risposto in maniera definitiva sulle benedizioni alle coppie omosessuali. La questione, che nel 2021 aveva riscontrato un diniego da parte del Vaticano, adesso trova la porta aperta del Papa. Le coppie omosessuali potranno essere benedette in Chiesa anche se il tutto non deve avvenire con un rito simile a quello del matrimonio per non mandare in confusione i fedeli.

Il chiarimento è arrivato con un comunicato del Dicastero per la Dottrina della Fede –  ora guidato dal cardinale argentino Victor Manuel Fernandez – che contiene una dichiarazione “Fiducia supplicans” sul senso pastorale delle benedizioni. Si tratta di un documento dall’alto valore dottrinale, abbastanza raro tra i sacri palazzi. “Per la sua stesura – si legge nel comunicato – come è prassi, sono stati consultati degli esperti, si è avviato un congruo processo di elaborazione e se ne è discussa la bozza al Congresso della Sezione Dottrinale del Dicastero. Durante questo tempo di elaborazione del documento, non è mancato il confronto con il Santo Padre. La Dichiarazione è stata, infine, sottoposta all’esame del Santo Padre, che l’ha approvata con la sua firma”.

Durante la discussione sono state prese in esame anche le precedenti risposte date dal Papa ai dubia formulati da alcuni cardinali. In sintesi: resta ferma la dottrina della Chiesa sul matrimonio (cioè l’unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna, naturalmente aperta a generare figli), “non ammettendo nessun tipo di rito liturgico o benedizioni simili a un rito liturgico che possano creare confusione”. Ma si apre alla “possibilità di benedire le coppie in situazioni irregolari e le coppie dello stesso sesso, senza convalidare ufficialmente il loro status o modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della Chiesa sul matrimonio”. Più arzigogolato di così, si muore.

Detto in parole povere, e tradotto da un comunicato non semplice da decifrare, ai preti sarà concesso di benedire le coppie gay o quelle formate da divorziati, ma non all’interno di un rito pre-determinato, bensì come “un mezzo per chiedere l’assistenza di Dio”. In pratica il documento papale “allarga” il senso delle benedizioni e sostiene che per accedervi non si possono richiedere ai fedeli “le stesse condizioni morali che si chiedono per la ricezione dei sacramenti”. Potendo dunque darle anche a peccatori in situazioni irregolari, nulla vieta di impartirle pure a pratiche sessuali che la Chiesa continua a ritenere “moralmente illecite”. Altra precisazione: la benedizione potrà ricadere solo su chi “non rivendica la legittimazione di un proprio status“.

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Il comunicato chiarisce che, sebbene queste benedizioni siano “non inserite in un rito liturgico”, possono trovare il loro posto in altri contesti. “Proprio per evitare qualsiasi forma di confusione o di scandalo”, dunque, la “benedizione mai verrà svolta contestualmente ai riti civili di unione e nemmeno in relazione a essi”. Vietati anche  “gli abiti, gesti o parole propri di un matrimonio”. Invece, la benedizione “può trovare la sua collocazione in altri contesti, quali la visita a un santuario, l’incontro con un sacerdote, la preghiera recitata in un gruppo o durante un pellegrinaggio”.

Tuttavia, ripete il Vaticano almeno quindici volte nello stesso documento, queste benedizioni “non intendono legittimare nulla”, bensì “aprire la propria vita a Dio, chiedere il suo aiuto per vivere meglio e invocare lo Spirito Santo affinché i valori del Vangelo possano essere vissuti con maggiore fedeltà”.