“Se le api scomparissero dalla terra, per l’uomo non resterebbero che 4 anni di vita”. Questa frase è stata erroneamente attribuita al grande Albert Einstein, ma contiene una piccola verità dato che la sopravvivenza delle api, e degli insetti impollinatori in genere, è un bisogno vitale per l’intero pianeta. Acclarato ciò, l’Unione Europea, sensibile al benessere di questi piccoli, ma indispensabili esseri viventi, ha emanato nel 2023 la “Revisione dell’iniziativa dell’Ue a favore degli impollinatori” [1]. Riprendo dal testo del documento: “… l’Europa e il mondo intero si trovano di fronte a una drastica perdita di impollinatori selvatici. Secondo la lista rossa europea, la popolazione di circa una specie su tre di api, farfalle e sirfidi è in declino. Inoltre, una specie di api e farfalle su dieci e una specie di sirfidi su tre sono minacciate di estinzione. Sebbene queste cifre rappresentino già un campanello d’allarme, la verità è che non si ha ancora il quadro completo del fenomeno e una migliore comprensione dello stato degli impollinatori potrebbe rivelare una situazione ancor più preoccupante…”.
Fantastico, penserete, finalmente l’Europa si occupa di un problema ambientale esiziale. Naturalmente molti dei provvedimenti elencati sono finalizzati a ricreare degli habitat favorevoli agli insetti, quindi siepi, prati fioriti, ecc., al posto di superfici agricole utilizzabili per colture destinate all’alimentazione umana. Ovviamente queste aree dovrebbero essere ricreate anche negli ambienti urbani, soprattutto per aumentare la partecipazione dei cittadini alle attività di conservazione degli ecosistemi (il Sindaco Sala docet). Eh sì, i funzionari del Socing [2] proprio non resistono alla tentazione di rieducare il popolo bue.
Bene, estasiato da cotanta attenzione della Ue verso questi piccoli esserini svolazzanti, mi sono però chiesto come si concili questa meritoria attenzione verso gli impollinatori con la spinta spasmodica alla costruzione di pale eoliche sempre più alte, sempre più numerose. Ma da dove nasce il mio dubbio? Ebbene, come già spiegato in questo sito [3], le estremità delle pale eoliche viaggiano ad una velocità di circa 300 chilometri all’ora, per cui qualsiasi essere volante, uccello o pipistrello che sia, a scarsissime probabilità di riuscire a passare indenne attraverso un parco eolico, composto da decine di frullatori, alti oltre 150 metri. E ogni giorno migliaia di pipistrelli, e uccelli, specie protette e rapaci compresi, vengono fatte a pezzi [4]. Vabbè, la cosa è risaputa, ma non interessa a nessuno. Ma ecco che cosa ha suscitato il mio dubbio: non avevo mai considerato quale fosse il tragico destino degli insetti volanti, fino a quando non ho letto un recente articolo [5] che riporta la stima impressionate della moria di insetti, impollinatori compresi, causata dai generatori eolici.
I numeri sono veramente spaventosi: è stato calcolato che le turbine eoliche uccidano 13.640 miliardi di insetti ogni anno in tutto il mondo [6], con perdite significative di insetti segnalate in Germania e nel Regno Unito. Una ricerca tedesca del 2016 ha stimato che ogni turbina uccide circa 40 milioni di insetti durante la stagione vegetativa [7, 8]. Inoltre, la distruzione delle popolazioni di uccelli e di pipistrelli crea un effetto a catena devastante sugli ecosistemi [9]. E, dulcis in fundo, i resti degli insetti e degli uccelli che rimangono appiccicati alle pale delle turbine possono ridurne enormemente l’efficienza energetica (fino al 50% [9]), creando ulteriori sfide operative per i parchi eolici. Ma non vi preoccupate, sono già nate società specializzate nella rimozione delle frattaglie dalle pale.
Ancora una volta, la vera tutela ambientale deve soccombere alla cieca ideologia “green”. Infatti, nonostante le crescenti prove dei disastri ambientali causati da certe scelte, le principali organizzazioni ambientaliste e i governi rimangono in silenzio anche su questa questione, dando la priorità agli obiettivi di energia rinnovabile a discapito delle serie questioni ecologiche.
Forse, come suggerisce l’Heartland Institute, il posto giusto per un mulino a vento è in un Museo, ricordato come una reliquia degli errori del passato, prima che il vero costo dell’energia rinnovabile fosse pienamente compreso.
[1] https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:52023DC0035&from=EN
[2] Orwell: “1984”
[3] https://www.nicolaporro.it/sono-inquinanti-le-pale-eoliche-smontate-dai-numeri/
[4] https://climatechangedispatch.com/biden-ignores-runaway-wind-farm-killing-of-protected-birds-other-species/
[5] Weschler M, Tronstad L. 2024. Wind energy and insects: reviewing the state of knowledge and identifying potential interactions. PeerJ 12:e18153
[6] https://heartland.org/publications/wind-turbines-and-wildlife-impacts/
[7] Christian Voigt, “Insect fatalities at wind turbines as biodiversity sinks,” Conservation Science and Practice, Vol. 3, Issue 5
[8] https://doi.org/10.1111/csp2.366
[9] https://climate.news/2025-02-13-the-loss-of-pollinators-the-hidden-ecological-cost-of-wind-turbines.html
Carlo MacKay, 14 febbraio 2025
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