Houston, abbiamo un problema. O meglio “hanno” un problema. Quelli che si autodefiniscono “buoni”, come diceva Crozza in un azzeccatissimo monologo, è forse il caso che guardino con attenzione ai dati che arrivano dall’ex impero austriaco. Nel land Alta Austria, dove si sono tenute le elezioni pochi giorni fa, il partito scettico sul vaccino, fondato in poche ore e cresciuto praticamente solo sui social, ha fatto il pieno dei voti. Conquistando il 6,2% dei consensi, è riuscito ad accaparrarsi tre seggi per i suoi consiglieri nel Landstag. Il Corona-Protestpartei MFG, così si chiama, è stato fondato solo a febbraio e neppure i suoi leader – forse – immaginavano di riuscire a convincere così tanti concittadini a mettere la crocetta sul loro simbolo. Oltre al land, il partito è entrato anche in alcuni consigli comunali dell’Alta Austria, dal capoluogo Linz fino ad arrivare al 13,3% in un paesino vicino ai Braunau, Auerbach, dove il 34% della popolazione ha scelto di non farsi inoculare il siero.
Il partito anti restrizioni
“Ora siamo pronti a correre a Salisburgo, in Carinzia e anche alle elezioni del Parlamento nazionale”, ha detto entusiasta il presidente Michael Brunner, avvocato che dall’inizio della pandemia ha presentato non pochi ricorsi costituzionali contro le misure anti Covid. Che poi il nome del partito è Menschen – Freiheit – Grundrechte, che significa “uomini – libertà – diritti fondamentali”. Oltre alla richiesta di garantire libertà di scelta sulla vaccinazione, che in Alta Austria è ferma al 55% sotto la media nazionale del 60%, tra i cavalli di battaglia ci sono anche le critiche verso le restrizioni per il contenimento della pandemia. Come la chiusura delle scuole.
Occhio agli elettori no pass
Non è detto, ovviamente, che nel 2023 – quando cioè si terranno le elezioni federali – quest’onda anti restrizioni sarà ancora così corposa. Magari, finita la pandemia, i voti del MFG torneranno all’ovile nel calderone dell’FPO (destra) o dell’OVP (conservatori). Il presidente Brunner sta già lavorando per allargare i confini del partito, affiancando alle proteste anti-pandemia anche altri temi come la difesa dei diritti fondamentali dei cittadini contro le decisioni prese dal governo centrale. Sul loro sito chiedono il rafforzamento dei diritti dell’opposizione, l’abolizione del segreto d’ufficio, la possibilità di introdurre mozioni di sfiducia della popolazione contro il governo e contro il presidente federale. Inoltre sono favorevoli ad una rigorosa separazione da Chiesa e Stato e non amano i politici di professione. Vedremo come andrà a finire la loro parabola. Quel che è certo, è che la vicenda austriaca dovrebbe essere un campanello d’allarme per i sacerdoti della liturgia del terrore, anche in Italia. Non tutti sono allineati al pensiero unico. Non tutti devono essere per forza d’accordo col green pass. E non è detto che questi cittadini, alla fine, decidano di votare i partiti tradizionali se non sentono rappresentati i loro dubbi, legittimi, e le loro istanze. Giuste o sbagliate che siano.