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Il partito onnipotente che ha smosso Trump

Cosa c’è dietro la retromarcia sui dazi? Non state ad ascoltare quelli che “dopo” avevano sempre capito tutto. A vincere è sempre lo stesso “partito”

Trump giornalisti
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Concordo abbastanza con Carlo Lottieri, amico di lunga data, sul fatto che, all’indomani del suo dietrofront sui dazi, rispuntano come funghi i “saputelli pianificatori di ogni cosa” che ci spiegano nel dettaglio le mosse passate, presenti e future del Tycoon.

E se come dice il nostro, “la realtà è sempre più complessa” dei semplicistici schemini di costoro, buoni per incantare i gonzi che credono ciecamente nelle sorti certe e progressive del costruttivismo, alias statalismo pernicioso, il medesimo ragionamento va, ahinoi, girato anche allo stesso Trump e a chi ha preso per buona la sua miracolistica ricetta per “sistemare” le cose negli States, centrando l’obiettivo di ridurre il deficit commerciale (calcolato grossolanamente solo sui beni materiali, non tenendo conto dell’importante attivo sui servizi esportati in tutto il globo), bloccare l’inflazione e far ulteriormente decollare la crescita americana.

Tutto questo, unito ad altri aspetti desiderabili, come la riduzione dell’eccessivo indebitamento pubblico e la più che utopistica reindustrializzazione del Paese, costituisce l’esempio plastico di un classico modo, molto conosciuto in Italia durante i governo grillini, di affrontare con soluzioni semplici problemi estremamente complessi.

In estrema sintesi, stabilito che la cosiddetta globalizzazione (che gli odiatori anti-occidentali di tutti i colori proprio non digeriscono, tranne quando debbono acquistare i loro preziosi strumenti digitali a basso costo con i quali inondare di teorie complottiste la rete) ha creato e creerà a lungo squilibri non sempre facilmente sanabili, pensare di eliminare quest’ultimi a colpi di tariffe doganali, basate peraltro su calcoli a dir poco discutibili, rientra in questa non esaltante fattispecie dell’agire politico.

E se come sostiene Lottieri “il futuro è nella mente di Dio”, debbo sommessamente rivendicare il fatto di aver più volte sostenuto e scritto che in questa e in altre analoghe situazioni il partito onnipotente della realtà prima o poi ci porta il conto. In tal senso è stato rapido Trump ad invertire la rotta, cogliendo al volo alcuni pessimi segnali, tra cui la perdita di valore dei titoli di Stato americani sul mercato secondario, costringendo il tesoro ad aumentare i rendimenti delle emissioni future, visto il colossale indebitamento pubblico di circa 36.000 miliardi di dollari.

Comunque vada a finire, è indubbio che il danno di reputazione auto-inflitto non sarà facile da riassorbire per l’attuale amministrazione statunitense.

Claudio Romiti, 11 aprile 2025

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