Ma dove vivono? La domanda si impone leggendo le dichiarazioni degli esponenti Pd e Leu che – a seconda delle mezze ore – ululano contro il “condono” oppure festeggiano il mancato “colpo di spugna” fiscale.
Diciamo subito le cose come stanno (e stanno male…): sulle cartelle esattoriali il primo e decisivo round l’hanno vinto i comunisti di governo (ex, neo e post, o comunque denominati), che sono riusciti a imporre nel decreto sostegni la soluzione più restrittiva e quasi insignificante: una mera e peraltro parziale ripulitura del magazzino dell’Agenzia delle Entrate, solo per il decennio 2000-2010, solo per importi inferiori ai 5 mila euro, e solo per contribuenti con reddito Irpef inferiore ai 30 mila euro annui (previsione di dubbia costituzionalità, tra l’altro: perché introdurre questa soglia oggettivamente discriminatoria?).
Morale: l’intervento è limitatissimo, non si fa niente per le cartelle fino al 2015, e soprattutto è buio pesto sulle cartelle 2016-2020, le più fresche e potenzialmente devastanti per imprese e partite Iva. Chiariamolo subito: qui non si parla di evasori, ma di contribuenti che hanno dichiarato il giusto, e che poi non sono riusciti a pagare. Che si vuol fare, a maggior ragione in piena crisi pandemica, tra chiusure e lockdown striscianti? Li si vuole fucilare? Li si vuol tenere con una spada di Damocle sulla testa?
Non era più saggio adottare la soluzione più omnicomprensiva possibile, che includesse tutti i potenziali destinatari di cartelle, azzerasse sanzioni e mora, e consentisse una rateizzazione molto scaglionata su un arco di tempo amplissimo? Se si fosse fatto così, tutti avrebbero ripreso a respirare. E invece, nonostante una battaglia della quale va dato in particolare atto alla Lega, la montagna ha partorito un topolino. La Lega rivendica di aver ottenuto almeno un impegno del governo a una futura riforma della riscossione: vedremo, ma per il momento si tratta solo di un impegno politico da parte dell’esecutivo, tutto da verificare in concreto.