La ragioneria chiede alle forze politiche 217 milioni per coprire l’emendamento che differisce al 1° aprile l’obbligo di pagare con moneta elettronica le spese relativamente alle quali si può avere titolo a fruire delle relative detrazioni Irpef previste. In realtà, dovrebbe chiedere meno, perché il differimento vero è di appena un mese, posto che è pacifico che questo obbligo scatta dal 1° marzo e non dal 1° gennaio.
Aver messo nei tendenziali della legge di bilancio le previsioni di gettito derivanti dal nuovo obbligo già a partire dal 1° gennaio è stato un grave errore tecnico: l’articolo 3 della L. 212/2000 (Statuto del contribuente) è chiarissimo nello stabilire che nuovi obblighi non possono essere imposti ai contribuenti prima che siano decorsi 60 giorni dall’entrata in vigore della legge che li introduce.
In questi 20 anni, il mancato rispetto dello Statuto del contribuente da parte di leggi finanziarie, poi di stabilità e ora di bilancio, è stato tristemente frequente, ma è sempre stato accompagnato dalla formula legislativa “in deroga alla Legge 212/2000, eccetera eccetera”, perché altrimenti è pacifico che i principi di una legge speciale prevalgano sulle disposizioni di una legge ordinaria.
Qui non è stato fatto e pertanto, con buona pace delle relazioni tecniche sbagliate, anche senza l’intervento del Milleproroghe i contribuenti che sostengono spese detraibili in contanti fino al 29 febbraio 2020 potranno pacificamente detrarle, con decorrenza dell’obbligo di pagare con moneta elettronica a partire dal 1° marzo 2020. Derogare con legge ordinaria, anche mille volte al giorno allo Statuto del Contribuente si può, ma bisogna scriverlo. Qualità tecnica in circolazione sempre più scadente, non solo politica.
Enrico Zanetti, 6 febbraio 2020