Dunque, alla fine siamo arrivati all’obbligo vaccinale, sebbene apparentemente limitato a chi ha da 50 in su. Dico apparentemente poiché, come ha pubblicamente dichiarato Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, sono stati adottati ulteriori, stringenti sbarramenti per i non vaccinati che a quest’ultimi è permesso uscire di casa solo per fare la spesa e passeggiare con la mascherina di ordinanza. Almeno per ora.
In banca e dal parrucchiere solo col tampone
In questo senso appare abbastanza grottesca la concessione strappata dalla Lega con la quale i magnanimi artefici di questa strisciante dittatura sanitaria consentono alcune attività con il semplice tampone. In pratica basterà spendere qualche decina di euro, sobbarcandosi qualche oretta di attesa in coda davanti ad una farmacia, per poter entrare in una banca, in un ufficio postale o in centro commerciale per lo shopping. In sostanza, obbligo o non obbligo, chiunque non si assoggetti a tutte le misure obbligatorie di contrasto al Covid-19, così come i geni al potere le definiscono, è escluso da ogni forma di vita sociale.
La nostra libertà messa in svendita
A questo punto, in cui le evidenze provenienti da più parti ci dicono che il virus sta diventando sempre meno aggressivo (il famoso coadattamento ribadito in questi giorni dal professor Zangrillo), mi sembra chiaro che le ragioni di un simile, inaudito giro di vite nelle restrizioni non trovi alcun fondamento logico sul piano sanitario e che, pertanto, esse vadano ricercate altrove. In estrema sintesi, mi sembra sempre più evidente che siamo di fronte ad una scellerata svendita della nostra libertà che, più o meno tacitamente, coinvolge gli interessi politici e professionali di chi ha deciso di cavalcare una pandemia a bassa letalità che è apparsa sin da subito assai grave solo per le persone immunodepresse.
La strana coincidenza obbligo vaccinale-Quirinale
Tutto questo, a poche settimane dalle elezioni del Capo dello Stato, non può non avere un riflesso decisivo nella corsa al Quirinale. Tant’è che la coincidenza dell’obbligo vaccinale, il quale tanto piace ai partiti che sostengono a spada tratta la linea bolscevica delle restrizioni -in primis il Partito democratico, che voleva il succitato obbligo per tutti- ,con la fondamentale scadenza politica non pare assolutamente casuale. Così come casuale non era la scelta, più volte rivendicata da Mario Draghi, di mantenere al ministero della Salute Roberto Speranza, il mortifero emblema delle chiusure. Sin da quel passaggio si poteva intuire la strategia adottata dall’ex capo della Bce per conquistare il Colle: compiacere in ogni modo il partito unico del virus in cambio di un salvacondotto per il Quirinale.