Politica

Tornano le correnti

Il Pd adesso è una polveriera

Eletti i capigruppo Boccia e Braga. Ma Lorenzo Guerini apre le ostilità: “Ci sono state delle forzature”

Guerini Schlein Pd

Che Elly Schlein abbia avuto la meglio su Stefano Bonaccini non è una notizia, anche se non era scontato. Non tanto per la sorprendente vittoria alle primarie dopo l’iniziale sconfitta nel voto delle sezioni Pd. Ma perché ieri, dopo un tira e molla finito sui giornali, è riuscita a far eleggere alla guida dei gruppi di Camera e Senato i suoi uomini di fiducia, Francesco Boccia e Chiara Braga. Nonostante i tanti mugugni interni.

Sì va bene: i neo capigruppo sono stati scelti per acclamazione, che è un modo per nascondere le divisioni interne a suon di applausi. Divisioni che però c’erano, ci sono e ci saranno in futuro nonostante Boccia e Braga si sgolino per parlare di unità. Le elezioni di settembre hanno consegnato i pochi seggi conquistati dal Pd ad eletti che in maggioranza non sono di chiara fama esponenti dell’area di Elly Schlein. Non lo erano Simona Malpezzi e Debora Serracchiani, defenestrate dalla guida dei gruppi parlamentari. E non lo è neppure Lorenzo Guerini, uno solitamente pacato, e che però ieri ha espresso tutta la sua contrarietà per le “forzature” nella scelta dei capigruppo.

Per approfondire

Bonaccini avrebbe gradito un tantino di condivisione. Per dirla con le parole di Graziano Delrio: “Sarebbe stato preferibile non apprendere le proposte dei capigruppo a mezzo stampa”. O meglio: il presidente dell’Emilia Romagna sperava di conquistare uno dei due seggi per la sua corrente (a proposito: ma Elly e Stefano non avevano promesso di non costituire correnti?) o almeno di condividere la scelta. Ha tirato la corda. Ha provato a trattare. Ma è stato abbandonato sul più bello dalla corrente dei “neo-ulivisti” i quali, nel più classico dei ribaltoni all’italiana, hanno ben pensato di salire sul carro del vincitore.

È probabile che qualche concessione alla fine Schlein la faccia nei ruoli da assegnare alla direzione del partito. La tanto agognata segreteria. L’idea è quella di creare un “assetto complessivo ed equilibrato, rispettoso del pluralismo e dell’esito delle primarie”. Ma in Parlamento Elly aveva bisogno di due fantini di fiducia per evitare che il partito diventasse un cavallo pazzo e che in piazza sposasse battaglie poi disegnate dai parlamentari. Basti guardare al caso dell’utero in affitto: Schlein si è sempre detta favorevole, e mentre Elly manifestava con le famiglie arcobaleno in piazza, la Serracchiani esponeva il partito su una posizione di netto contrasto alla Gestazione per altri.

Resta il fatto che sia Guerini che Malpezzi che Serracchiani ieri hanno deciso di esternare tutto il loro disappunto per l’attacco alla “autonomia dei gruppi” rispetto alla direzione del partito. Cosa significa? Significa che un partito abituato ad essere una polveriera avrà all’interno dei gruppi parlamentari un nutrito gruppo di eletti che già oggi si sente ferito dalla “forzatura” di Elly Schlein. Senza contare che se oggi Boccia sbatte la porta in faccia a Renzi e Calenda (“difficile accordarsi con loro”) ed apre alle “convergenze col M5S”, è facile immaginarsi che prima o poi i riformisti dem cominceranno a storcere il naso. La sintesi la fa l’ex senatore Andrea Marcucci: “La segretaria del Pd ha mandato un messaggio inequivocabile: per i riformisti e ancor più per i liberaldemocratici nel Pd non c’è spazio, sono ai margini e forse danno anche fastidio. Peccato”.

Giuseppe De Lorenzo, 29 marzo 2023