Cultura, tv e spettacoli

Il Pd la convoca, ma Soldi smonta la bufala: “Su Scurati nessuna censura”

Colpo di scena: la Presidente della Rai chiude la pratica. Doccia gelata per i dem che partono con la teoria del complotto

soldi scurati bortone rai © mammuth tramite Canva.com

Colpo di scena. Anzi no, scusate: l’ovvio viene alla luce e svela tutte le fake news che per giorni hanno riempito le pagine dei grandi giornali. Parliamo del caso Scurati, presunto censurato, martire della sinistra, elevato agli altari della cronaca da Serena Bortone, portato sugli allori dagli antifachic stile Massimo Giannini e infine santificato dal Salone del Libro. Oggi il Pd aveva convocato in Vigilanza Marinella Soldi, presidente Rai tutt’altro che “sovranista”, nella speranza di trovare conferme alla “deriva orbaniana” a viale Mazzini. Risultato: i dem hanno rimediato una secchiata di acqua gelata. La presidente, infatti, ha negato categoricamente vi sia stata “censura”.

Marinella Soldi è stata più chiara di quanto fosse immaginabile. Cristallina. Sulla vicenda “non possono essere attribuiti intenti censori ai vertici aziendali”. Punto. Fine. Amen. Il 25 aprile scorso Bortone e Scurati hanno cavalcato una polemica che ha fatto loro molto comodo in termini di visibilità, ma che si fondava sul nulla. Lo avevamo dimostrato ampiamente su queste pagine: la Rai aveva dato il via libera all’acquisto dei biglietti del treno e alla prenotazione dell’hotel per l’autore di M, ordine annullato solo dopo che Bortone aveva denunciato l’invisibile censura. Per non parlare dei comunicati stampa che davano lo scrittore in scaletta. Quale dittatore prenoterebbe l’albergo ad uno scrittore che intende zittire?

In realtà, la trattativa tra Rai e Scurati si era inceppata sulle modalità di partecipazione al programma: “Si era d’accordo sul valore economico – aveva spiegato l’ad Roberto Sergio ai deputati – dopo di che, quando si è venuti a conoscenza delle promozioni (del libro, ndr) si è detto che non doveva essere a titolo oneroso, ma che sarebbe stato a titolo gratuito proprio perché c’era una promozione”. Insomma: nessun “motivo editoriale”, ma solo economico (al netto delle smentite della Feltrinelli). Eppure ne è nato un cinema che ha tenuto banco per giorni, ha alimentato dibattiti politici, manifestazioni di solidarietà, sit-in, accuse di Telemelonismo e tante altre sciocchezze su tirannie immaginarie e rischi per la tenuta democratica.

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Poi, per carità, qualcosa a Viale Mazzini si sarà pure inceppato. L’enorme macchina burocratica non è riuscita a far comunicare a dovere i propri diversi uffici e sono nate sacche di incomprensioni su cui i piranha del vittimismo antifà si sono buttati a capofitto. Per dirla con le parole della Soldi, non sono mancate “azioni anomale” e “comportamenti non usuali, avvenuti da un certo momento in poi”, ma soprattutto “disallineamenti operativi e di comunicazione” dentro la direzione competente. Succede. E forse si poteva evitare il gran caos. Ma da qui a trasformare quel monologo sul 25 aprile, peraltro decisamente politicizzato, nella nuova Bella Ciao dell’informazione ce ne passa. Tant’è che Soldi ritiene “evidente” la violazione della policy aziendale da parte della Bortone, che col suo tweet ha scatenato il putiferio e per il quale è stata sottoposta a procedimento disciplinare.

Piccolo inciso. Marinella Soldi non è accusabile di Telemelonismo, visto che è stata indicata nel suo ruolo ai tempi del governo di Mario Draghi e che FdI si astenne sulla sua nomina. E infatti a convocarla in vigilanza è stato il Pd, che – sentite le sue parole – s’è infuriato e l’ha attaccata duramente. “Perché oggi ha cambiato versione sulla vicenda Scurati rispetto alle sue dichiarazioni precedenti? – entra a gamba tesa il senatore dem, Francesco Verducci – Perché è stata contraddittoria e vaga? Perché difende l’indifendibile? Così facendo umilia il suo ruolo e ulteriormente la credibilità del servizio pubblico”. Nervosetti. A tal punto che i dem arrivano ad adombrare misteriosi pressioni a cui la Soldi si sarebbe piegata. Secondo FdI, invece, il Pd dovrebbe “chiedere scusa agli italiani” per la bufala sulla censura e per “l’improbabile teoria del complotto” che stanno cercando di far circolare.

Giuseppe De Lorenzo, 22 maggio 2024

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