Non sarà certo un liberale e garantista come il sottoscritto a contestare il fatto che anche con Cesare Battisti lo Stato debba essere giusto e non vendicativo, “di diritto” e non “Stato etico”. Anche con lui che il nostro Stato non ha mai riconosciuto, lo ha continuamente e spocchiosamente beffato sottraendosi alle sue leggi, che non si è mai pentito di avere ucciso o fatto uccidere innocenti che non facevano altro che il loro dovere o si guadagnavano onestamente da vivere. Lo Stato di diritto deve persino prendere in considerazione le sue richieste di avere più socialità, essendo uscito dall’isolamento di sei mesi previsto dalla legge, e che sono all’origine di uno sciopero della fame che dura ormai dall’inizio di giugno. E che è finito solo ieri, visto che, anche grazie anche all’interessamento del Pd, che si è intestato l’ennesima battaglia in difesa del popolo, ha ottenuto il trasferimento nel carcere di Ferrara.
La rete di connivenze di Battisti
Per carità, bisogna sempre scrupolosamente a quanto prescrivono le sue leggi, che vanno applicate con proporzionalità e umanità (quella che ovviamente ai terroristi è sempre mancata). Tutto questo deve però avvenire nei modi e nelle sedi giuste, attraverso appunto i regolamenti e le leggi prescritte, senza forzature o pressioni. Quello che soprattutto non può continuare a essere tollerata è la rete di connivenze, di distinguo, di giustificazioni capziose e interessate, di cui Battisti ha goduto per tutta la vita e che lo ha tenuto lontano dalla giustizia, con la complicità di intellettuali, politici e persino Stati esteri. Ed è strana cosa che alla connivenza ideologica di un tempo (vi ricordate il “né con lo Stato né con le Br”) si sia aggiunta o sia subentrata ora la strumentalizzazione politica di un partito allo sbando come il Pd. Un partito che è alla ricerca affannosa di una identità che non può avere essendo ormai ridotto a un’accozzaglia di gruppi di potere che cercano solo spazi per i loro affiliati e che hanno perso ogni contatto con la vita reale e con il sentimento comune dei cittadini e della gente semplice. Una ricerca tanto ossessiva da fare di quello che dovrebbe essere l’erede dei partiti di massa del Novecento il partito di una ridotta di radical chic che scelgono puntualmente le battaglie sbagliate per uscire dallo stallo e non si preoccupano nemmeno di evitare i cortocircuiti che le loro idee posticce finiscono per generare.
La nuova battaglia del Pd
Ecco, allora che il Pd, pur di differenziarsi dal partito dell’ “ordine e legalità” che identifica con la destra “fascista” anche quando è quella semplicemente liberale, era arrivato a sostenere, per bocca dell’onorevole Enza Bruno Bossio, che ha visitato Battisti nel carcere di Rossano Calabro (ove era stato trasferito dopo che anche in quello precedente sardo non si era trovato suo agio), che le motivazioni dello sciopero della fame erano “molto serie e giustificate”. Di cosa si tratta, lo ha spiegato la stessa al quotidiano Il Dubbio: il terrorista “viene tenuto nell’alta sicurezza 2, dove ci sono solo terroristi jihadisti, e un solo italiano, ma che comunque ha aderito all’Islam”. Il che comporta che “la loro socializzazione escluda automaticamente Battisti”.
Ora, a parte la stravaganza dell’idea che un detenuto possa scegliersi i compagni che vuole e preferibilmente quelli a lui ideologicamente affini, l’affermazione che con gli islamisti sarebbe per Battisti impossibile ogni tipo di socializzazione, oltre ad avere un sottile retrogusto razzista, non si preoccupa di mettere in crisi tutta la retorica e l’ideologia dell’accoglienza e dell’integrazione che è diventata un’altra delle bandiere del Pd. Che penseranno mai di tutto questo ardore le famiglie vittime dei terroristi? E perché non una parola il Pd spende per chi casomai ha gli stessi “problemi” di Battisti ma è solo un povero cristo e non ha le amicizie giuste e le idee antagonisticamente “vidimate” che lui può ancora oggi vantare? Domande legittime, ma che resteranno senza risposta. Il lupo perde il pelo, infatti, ma non il vizio. E alla fine, viene pure accontentato.
Corrado Ocone, 27 giugno 2021