Il piano della Francia contro Israele

Il vero oggetto del desiderio di Parigi è l’esclusione dello Stato Ebraico da “Orizzonte 2020“

10k 7
generica_porro_1-1200

Succede a volte, anzi spesso, anzi molto più spesso di quello che i semplici lettori possano lontanamente immaginare, che una notizia non sia pubblicata dalla stampa “importante” perché scomoda a qualche potente, oppure perché nel farlo si rischia di andare a toccare i cavi dell’alta tensione correndo il serio pericolo di rimanere fulminati. Ciò di cui voglio scrivere, fa probabilmente parte di questo secondo gruppo.

Nonostante la britannica Reuters, una delle più importanti agenzie di stampa al mondo al con un lungo articolo ha dato la notizia delle prese di posizione di Francia, Belgio, Olanda, Irlanda e Lussemburgo, nel caso in cui Israele dovesse annettere, in base al piano di pace USA, parte dei territori contesi, solamente la stampa ebraica francese ha trattato l’argomento.

Si tratta di un argomento che nell’ambito delle relazioni fra Unione europea e Israele potrebbe sia creare una spinta anomala al fragile equilibrio che c’è fra le parti soprattutto dopo la decisione europea di marcare con speciali bollini le merci prodotte proprio in quei territori contesi e che sono sotto controllo israeliano in base agli accordi di Oslo del 1993, sia dopo le esternazioni di Sven Kuhn von Burgsdorff, rappresentante dell’Unione europea in Cisgiordania che, in una lettera ufficiale del 30 marzo scorso indirizzata ad alcune Ong palestinesi, ha spiegato come aggirare le regole europee ed ottenere finanziamenti anche se destinati a organizzazioni terroristiche. Il lancio della Reuters inizia con le dichiarazioni rilasciate da alcuni diplomatici francesi dell’Ue dei quali non si fa il nome e cita: La Francia esorta i suoi partner dell’Unione europea a considerare di minacciare Israele con una risposta dura se si procede con l’annessione di fatto di parti della Cisgiordania occupata”.

Ma non è tutto, perché nello stesso articolo vengono citati anche il Belgio, l’Irlanda, l’Olanda e il Lussemburgo che, accodandosi alla Francia, vogliono anche discutere, venerdì prossimo durante una riunione dei ministri degli Esteri, la possibilità di misure economiche punitive. A questa iniziativa ha fatto eco il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che ha affermato che le discussioni del governo israeliano sull’estensione della sua sovranità sugli insediamenti ebraici nella Valle del Giordano e in Cisgiordania, come sostenuto dal piano di pace in Medio Oriente del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, inizieranno a luglio. Il progetto francese, all’apparenza anti-israeliano è, di fatto, anti-americano perché il piano di pace è uscito dalla Casa Bianca.

Considerando che un’iniziativa di questo tipo richiede la totale unanimità dei membri, la presa di posizione francese probabilmente si trasformerà in una “sfuriata diplomatica” che si abbatterà contro il veto dell’Ungheria e della Repubblica Ceca, stretti alleati in Europa dello Stato Ebraico. In realtà Parigi sta solo sfruttando la probabile annessione israeliana di una parte della valle del Giordano per portare a termine, sotto la bandiera dell’Ue altri obbiettivi ad uso e consumo interno, non dimentichiamoci che le periferie francesi, per la maggioranza abitate da musulmani, sono in fibrillazione, ed esterno perché la Francia ha sempre fatto grossi affari con i nemici di Israele.

L’Ue è il principale partner commerciale di Israele e, come tale, lo Stato Ebraico beneficia di corridoi preferenziali con uno dei più importanti blocchi commerciali del mondo. Diminuire o cancellare totalmente queste preferenze, i bollini sulle merci è stato solo il primo passo, è da tempo nei pensieri francesi. Ma il vero oggetto del desiderio, e a Parigi non ne fanno mistero, è l’esclusione dello Stato Ebraico da “Orizzonte 2020“, programma di finanziamento creato dalla Commissione europea per sostenere e promuovere la ricerca nello spazio dell’Unione. Si tratta dell’ottavo programma quadro per lo sviluppo tecnologico, ricerca finanziaria, e l’innovazione al fine di accelerare la crescita economica fornendo soluzioni agli utenti finali che spesso sono agenzie governative.

Già nel maggio 2017, quando 16 paesi sono stati associati al programma, ci furono molte trattative e il punto centrale del negoziato fu proprio il finanziamento di progetti oltre la linea di demarcazione tra Israele e i suoi Stati vicini. Togliere i benefici ed escludere dal programma di ricerca, questi sono, senza girarci troppo intorno, i veri motivi che spingono la Francia, tramite i suoi rappresentanti nell’E.U., ad escludere Israele. C’è comunque da considerare che, a prescindere dai desideri francesi, perdere ricercatori come quelli israeliani non è certamente un buon affare.

Per quello che riguarda i territori contesi, soprattutto quelli di valore strategico, rimane necessaria una normalizzazione. Per esempio non è possibile lasciare l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv nel raggio di missili Kassam o di altro genere che potrebbero essere lanciati dai territori dell’A.N.P. Le conseguenze in caso l’aeroporto fosse colpito sarebbero disastrose per tutti. Il Piano Trump, quello che prevede certe annessioni, bisogna dirlo chiaro anche se a molti questo proprio non va giù, è il figlio del dopo Oslo e dei rifiuti da parte palestinese di ogni piano di pace proposto.


È giusto ricordare che quello messo sul tavolo dall’allora Primo Ministro israeliano Ehud Olmert, e prima di lui da Ehud Barak, oltre allo scambio di territori israeliani con quelli occupati che non si possono più evacuare, prevedeva addirittura la divisione di Gerusalemme con il passaggio del confine fra Israele e il neonato Stato palestinese sul bordo del Muro Occidentale con l’annessione dei quartieri arabo e armeno della città che sarebbero passati sotto il controllo dell’Anp (Autorità Nazionale Palestinese). Ma Arafat rifiutò e, secondo alcuni giornalisti che seguivano le trattative, proprio dietro suggerimento dell’allora presidente francese Jacques Chirac.

Michael Sfaradi, 14 maggio 2020

 

 

 

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version