Il piano di Conte per gennaio: chiudere

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Gli italiani, stando ai dati forniti dal Viminale, stanno ottemperando con disciplina alle disposizioni sulle restrizioni di Natale. Dunque, all’encomiabile comportamento dei cittadini il governo non potrà addebitare responsabilità per eventuali incrementi dei livelli di contagio.

Ma nonostante si registri la leale subordinazione alle norme vigenti, aleggia per il nuovo anno lo spettro di una chiusura generalizzata, a causa dei deficit organizzativi in seno alla struttura emergenziale. Il premier, Giuseppe Conte, ha annunciato che, dopo le feste, non solo tornerà a lampeggiare il semaforo regionale per suddividere i territori in zona gialla, arancione o rossa, ma che, in caso di aggravamento della situazione epidemiologica, il governo potrebbe optare per un lockdown generalizzato, come quello della scorsa primavera. Insomma, esattamente lo scenario che Conte si era impegnato a scongiurare (i semafori servivano proprio a questo). In fondo, il presidente del Consiglio si è già rimangiato il “Natale sereno”; non avrà difficoltà a infrangere pure la promessa di non replicare la soluzione adottata a marzo – di cui, a questo punto, la zona rossa dei festivi e prefestivi appare come una sorta di prova generale.

Tra variante e terza ondata

Bisognerà cercare una giustificazione. Da tempo ci hanno pronosticato la terza ondata. Bisognerà solo decidere a cosa attribuirla. La verità è che il governo, più che predisporre un programma di convivenza con il virus a garanzia dell’incolumità generale, si sta prodigando per precostituirsi una serie di alibi alla propria inettitudine: sia con la variante inglese, amplificata mediaticamente malgrado le informazioni sulla sua aggressività siano incomplete, sia con lo spauracchio della terza ondata, agitata dal commissario straordinario, Domenico Arcuri, come impedimento alla somministrazione dei vaccini.

I record negativi

La verità è che siamo ostaggio della totale incertezza e di un quadro confuso in cui le profezie si incrociano, congestionando il traffico delle informazioni senza un’autorevole bussola cognitiva che orienti un minimo di consapevolezza. Per i dilettanti allo sbaraglio di stanza al governo, tale disordine è terreno fertile per propinarci l’unica soluzione praticabile per la loro immobilità apatica: murarci in attesa dell’immunità.

Pertanto, non sorprendiamoci se abbiamo il Paese che detiene il record mondiale dei morti per Covid e presto innalzeremo un altro trofeo infausto, il primato dei decessi aziendali con l’aumento della povertà. Almeno abbiano la decenza di non millantare patenti di eccellenza gestionale, autoproclamandosi come modello di riferimento da emulare, perché la loro amministrazione emergenziale sta diventando, come per la cartina di tornasole, un indice rivelatore che fornisce la prova decisiva del fallimento.

Andrea Amata, 26 dicembre 2020

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