Il silenzio, il suo e quello di Luigi di Maio, era diventato assordante. Ma poi Giuseppe Conte, dopo più di ventiquattro ore, ha rilasciato nel tardo pomeriggio una nota alle agenzie sulla penosa e vergognosa vicenda del video postato da Beppe Grillo sul suo blog. Ogni parola sembra soppesata, meditata, calcolata, con il tentativo che è sempre lo stesso (conosciamo l’uomo e come sa farsi concavo e convesso al tempo stesso) di tenere insieme il bianco e il nero, il nudo e il crudo. Come il nuovo partito che sarà “né di destra e né di sinistra”, così anche nel caso della sfuriata via blog del Garante, Conte cerca di barcamenarsi, non avendo il coraggio di sbilanciarsi.
Dice che bisogna comprendere le preoccupazioni e l’angoscia di un padre sconvolto ma anche tener fermo sui principi che ispirano da sempre il movimento e che, assicura il capo politico in pectore, continueranno ad ispirarlo in futuro. Senonché quei principi, il vero Capo, colui che ha autocraticamente investito Conte e che in ogni momento può destituirlo, in meno di due minuti li ha fatti a pezzi, e non sembra nemmeno essersene pentito. Implacabile come una scure, o un machete, in pochi secondi sono saltati i tre capisaldi, o miti fondativi, del Movimento: 1. il giustizialismo sempre e comunque, cioè la presunzione di colpevolezza al posto di quella liberale di innocenza; 2. la difesa dei pubblici ministeri come classe “sana” a cui tocca l’azione “purificatrice” del Paese caduto in mano di una corrotta e arrogante Casta; 3. la difesa delle donne in quanto vittime degli stereotipi e del maschilismo della imperante. Doppiopesismo e opportunismo allo stato puro.
Ora, sarà difficile ricucire. Ma siamo sicuri che Grillo, che è impolitico certo ma non sprovveduto, non si sia minimamente accorto delle contraddizioni in cui cadeva e delle conseguenze che le sue parole avrebbero avuto sulla sua creatura e su Conte stesso, da lui incaricato a chiudere un cerchio che si sta dimostrando sempre più impossibile a chiudersi? E se il Garante, prima che lo facciano gli altri, non si stia preparando a uccidere lui stesso la sua creatura? E siamo sicuri che egli si fidi fino in fondo dell’ex premier, il quale con il suo degno compare Travaglio (Marco) pensa pur sempre al “partito di Conte” come obiettivo finale per quanto oggi non ancora realizzabile? D’altronde, l’idea proposta da Conte di una Bed Company, il vecchio Movimento, da affiancare al nuovo partito-movimento, tutto da costruire, mirava proprio a questo. E così pure il cambio di Statuto, Carta dei valori e persino di simbolo. Che Grillo abbia stoppato nelle ultime settimane questo progetto è chiaro, e quindi anche l’impasse che ne è discesa si capisce. Intanto, Il Fatto Quotidiano non usa diplomazia e non fa propria la filosofia dell’et-et senza sintesi dialettica che è propria di Conte. In un attico di Paola Zanca, che il direttore Travaglio non può non aver visto e approvato, si condanna senza appello il comico genovese. E lì forse è depositato il vero pensiero di un incaricato annunciato ma che da troppe settimane non riesce a realizzarsi. E che forse non si realizzerà. Mai passerà dalla potenza all’atto. Staremo a vedere.
Corrado Ocone, 21 aprile 2021