Come ampiamente riportato dalla stampa italiana ed estera, secondo indiscrezioni raccolte e pubblicate dal Washington Post, Donald Trump avrebbe già pronto nel cassetto un piano per far cessare in brevissimo tempo la guerra in Ucraina.
In estrema sintesi, secondo quanto sostenuto da persone vicine all’ex presidente , che hanno chiesto di restare anonime, la proposta consisterebbe nello spingere l’Ucraina a cedere la Crimea e le zone confinanti del Donbass. Tutto ciò in linea con quanto dichiarato più volte dal tycoon, il quale si è spesso vantato di poter negoziare, una volta rieletto, un soddisfacente accordo di pace tra Putin e Zelensky nel giro di 24 ore.
D’altro canto, le presidenziali americane si avvicinano a grandi passi e, coerentemente con il suo slogan “America first” – che si richiama alla lettera alla politica isolazionistica seguita dagli States ai primi del ‘900 -, non ci si può stupire che Trump cerchi, su una questione tanto importante, di distinguersi nettamente rispetto al suo prossimo, probabile avversario nella corsa alla Casa Bianca, ossia Joe Biden.
Ovviamente, oltre alle prevedibile reazioni del campo avverso, anche tra i repubblicani la cosa sta suscitando più di una perplessità. In particolare, Fiona Hill, senior fellow della Brookings Institution, che è stata il principale consigliere di Trump per la Russia e che da allora è emersa come un critico di spicco, ha dichiarato che tutto questo le ricorda il 2017, “quando leader stranieri e importanti dirigenti d’azienda si sono avvicinati a Trump con vari piani di pace, e lui pensava di potersi sedere con la Russia e l’Ucraina e mediare grazie al suo carisma personale”. Secondo la Hill, lo staffa di Trump “starebbe pensando a questo problema in modo molto limitato, cioè che si tratti solo di una questione Ucraina-Russia, considerandola una mera disputa territoriale, piuttosto che una questione che riguarda l’intero futuro della sicurezza europea e, per estensione, dell’ordine mondiale”.
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Inoltre, come altri osservatori neutrali hanno sostenuto, per Zelensky e soci una siffatta pace, che non scongiurerebbe affatto nuovi futuri conflitti con la Russia, rappresenterebbe un vero e proprio suicidio politico. Una situazione che, pur godendo in apparenza di un grande consenso interno, si troverebbe ad affrontare lo stesso Putin nel caso di una pace che sia priva di un sufficiente “bottino politico” da poter spendere nell’ambito del proprio Paese. In tal senso, l’autocrate russo si trova in una posizione peggiore rispetto al suo rivale ucraino, avendo dato fuoco per primo alle polveri, come si suol dire.
Tant’è che, dopo oltre due anni di una guerra seppur limitata, nel caso di un accordo che ripristini i vecchi confini, egli si troverebbe nella enorme difficoltà di giustificare ai russi l’enorme sforzo compiuto, oltre ai morti, per ritrovarsi con un pugno di mosche.
Sta di fatto che, sebbene personalmente credo che un Trump rieletto non seguirebbe alla lettera quanto egli stia facendo trapelare sul pantano russo-ucraino, la sua mossa di gettare un sasso nell’acqua stagnante di un conflitto che sta logorando buona parte dell’opinione pubblica occidentale non sia così peregrina come molte nostre anime belle vorrebbero farci pensare.
Claudio Romiti, 8 aprile 2024
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