Nell’ultimo periodo la minaccia nucleare è tornata prepotentemente e tristemente alla ribalta: Russia, Cina e Corea del Nord sono tra i Paesi più pericolosi da questo punto di vista. Proprio in questa settimana si è aperta a New York la decima Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare (Npt), i cui lavori dureranno per quasi tutto il mese di agosto.
La Conferenza si tiene ogni 5 anni a partire dall’entrata in vigore del Trattato nel 1970. Questa edizione 2022 avrebbe dovuto tenersi nel 2020 ma è stata posticipata a causa della pandemia di Covid.
Il capo del Dipartimento federale degli affari esteri svizzero (il ministro degli esteri), il ticinese Ignazio Cassis, che quest’anno detiene anche il ruolo di presidente della Confederazione Elvetica, ha valorizzato la sua partecipazione con un significativo discorso. L’intervento, riportato integralmente dal sito internet del Dipartimento federale degli affari esteri, si è concentrato su tre temi fondamentali: il ritorno sul sentiero del controllo degli armamenti e del disarmo, la volontà politica di indirizzare le sfide di non proliferazione bellica, la promozione della pace e della sicurezza come priorità.
Cassis ha introdotto il rischio nucleare ricordando l’abisso di fronte al quale si trovò il mondo sessant’anni fa con la crisi dei missili a Cuba. Le inaccettabili minacce nucleari della Russia nella guerra contro l’Ucraina ricordano oggi al mondo la spada di Damocle che pende su tutte le nostre teste. Qualunque uso di armi atomiche romperebbe il tabu nucleare che resiste da 75 anni causando un’ulteriore escalation.
I rischi nucleari sono più alti che mai dalla fine della guerra fredda. La Conferenza deve promuovere un cambio urgente e necessario: la riduzione del ruolo delle armi nucleari, la diminuzione della possibilità dell’uso di tali armamenti o il loro utilizzo in seguito a equivoci. Le parole devono essere seguite dai fatti, ammonisce Cassis, per evitare disastri ambientali e umanitari.
La Svizzera, insieme ai partner della “Iniziativa di Stoccolma per il Disarmo Nucleare” (che coinvolge altri 15 Stati senza armamenti nucleari: Argentina, Canada, Corea del Sud, Etiopia, Finlandia, Germania, Giappone, Giordania, Indonesia, Kazakistan, Nuova Zelanda, Norvegia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia), ha presentato un documento di lavoro contenente un pacchetto di misure atte a ridurre il rischio nucleare ora, prima che sia troppo tardi.
Il pericolo atomico rimarrà però ino allo smantellamento dell’ultimo armamento; per questo l’appello è rivolto all’abbandono della proliferazione nucleare e alle conseguenti parate militari per mostrare al mondo i propri arsenali. Cassis richiama ancora all’obiettivo finale: un mondo senza armi nucleari.
Il presidente svizzero sottolinea che, per garantire l’efficacia del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, bisogna salvaguardare la regola di “non proliferazione”. Qui Cassis condanna apertamente la Corea del Nord per il continuo sviluppo di armi atomiche, in violazione alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
L’anno scorso entrò in vigore il Trattato sulla proibizione di armi nucleari. La Svizzera, come Stato osservatore, si chiede se questo nuovo trattato possa trovar posto nel sistema normativo costruito intorno al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, in modo che gli sforzi in questo campo possano essere complementari. Cassis quindi indirizza questa domanda cruciale: è possibile realizzare il disarmo nucleare senza gli Stati che possiedono armi nucleari?
Infine il rappresentante elvetico conclude ricordando che una delle più alte priorità della Svizzera è la promozione della pace e della sicurezza. La Confederazione Elvetica quindi si impegna a facilitare il dialogo e costruire ponti su queste tematiche.
Andrea Gebbia, da Ehrendingen