Cronaca

Il Piddy bandisce l’uomo: ecco il manuale che vieta il maschio

manifesto gender Bologna

Dopo Elly, solo Emily. Siamo sempre lì, siamo al Piddì, siamo a Bologna la matta. Non dire le parole che dovresti dire ma che non puoi dire, non dirle, non dirle che poi questi querelano, più sono bislacchi, bacucchi, balenghi e più minacciano ad mentulam*, pure i giovani, anzi le giovani, anzi gente giovane, non dire le parole che dovresti dire, perché non puoi dirle, Signore perdonami perché non so cosa sto dicendo. Dopo Elly, solo Emily. Perché al Piddy made in Bologna le importano tutte di stampo amerikano, che poi l’Amerika sionista la odiano? Perché sono ricchi, no, ricche, no, gente ricca, e i ricchi hanno di quest’anagrafe yankee che fa molto cosmopolita, Bononia come New York, Dem ovviamente, bella gente nata nell’ovatta, cresciuta nella bambagia, che invecchierà nel burro, senza mai niente di cui preoccuparsi al netto della comica armocromicità e dunque pensa alle fregnacce. What else, Piddy? Non dire quello che vorresti dire che dovresti dire, sii felpato, duttile, mobile, malleabile e un po’ furbo, per la Marianna. That’s all, folks.

Allora. La Emily Clancy, vicesindaca di Bologna, oh yeah, ha stilato la guida del frasario gender lgbrtq+ambarabacicciccòccò: praticamente una castrazione maschile, ciao maschio, non si deve dire mai maschio, uomo, masannò è sessista, non inclusivo, ma scusate, due uomini che fanno tra di loro non sono forse inclusivi nel senso tecnico della parola? E va beh, però il frasario no, sul frasario non si può; il bigino comunque è da intendersi “non vincolante”, the Piddy ha ancora un minimo di ritegno strategico, cioè punta ad insufflarlo tipo Ue, un po’ alla volta, del genere puoi fare quello che vuoi ma se non fai quello che voglio io ti stronco, ti rinchiudo, non ti faccio vivere, ti scateno contro la canea woke. Comunque non è vincolante, giusto un filino opportuno per chi ha a che fare con la pubblica amministrazione.

Che si dice, anzi non si dice? The Piddy è un partito di parola, il gender, il poltitically, una questione terminologica. Con le parole si risolve tutto. Vietandole, più che altro. Sostituendole come pezzi di un meccano mentale disagiato. Ecco qua: bandito l’uomo, inteso come maschio, da risolvere in “esseri umani”, “personale”, “popolazione”; ma perché, Emily, che non sei Dickinson ma solo Clancy, con “esseri umani” non siamo da capo a 12, o a 16, o come ti pare? Non è sempre una declinazione maschile, gira che ti rigira amore gender? Lo stesso per popolazione. E va beh.

In casi estremi, spiega l’opuscolo vaneggiante, sostituire di continuo la locuzione “donne e uomini” alternato con “uomini e donne”, così da non anteporre sempre il maschile al femminile: praticamente un atto, un documento, un servizio va rivolto non all’utenza ma a “donne e uomini, uomini e donne, donne e uomini, donne e donne, uomini e uomini, n’omo na donna n’omo na donna”. Per fare una richiesta ci vuol scrivere un romanzo. Ad maiora, si invita a declinare la carica al femminile quando la posizione è occupata da una donna, quindi: sindaca, assessora, consigliora, e non si capisce allora però perché “la” presidente anziché uno squillante, perentorio, stentoreo presidenta: le cose o le fai bene o non le fai, no? Cos’è, presidenta suona male? Ma qui mica si fa la Crusca (anche se la si mangia), qui si fa politica! E, mi raccomando, largo uso ed abuso di asterisco e schwa, su un presupposto di logica scintillante: siccome che nella lingua italiana non è prevista la declinazione neutra, allora soccorrono i disegnini, i simbolini di impostazione psichiatrica: nel senso che se qualchedun* si percepisce di un certo genere, o meglio non sa di che genere percepirsi, insomma si sente né carne né pesce, al massimo frittomisto, tu sei tenuto a sintonizzarti con adeguato segno grafico (e perché no una emoticon a culo per aria?, per dire, che almeno risolve tutto e poi è icastica).

E via smarronando, senza un domani e senza un perché. Quando la burocrazia, comunisticamente, è tutto e si punta a farne una foresta di pazzia. Quando si è nati per complicare le cose. Quando invece di andare al sodo, al concreto, si girotonda sul sesso degli angeli. Non dire quello che stai per dire, che dopo arrivano i quereloni. Non farlo. Dì solo, se vuoi, se puoi, che queste son le priorità of the Piddy. Dopo Elly, solo Emily. Anzi no, c’è pure la degna omologa fiorentina, consigliera comunala de I Piddì fiorentino, presidentA della VII Commissiona Para Opportunità, che vuole aprire al voto di tutt***, in particolara degli extracomunitara, che ormai sono maggioranza nella città di Dante, e se lo dice lei c’hai da crede, come diceva il Frate Cipolla di Alberto Sordi, e conclude rivolgendosi ai locali come “indigeni bianchi”. Che, al di là del lievissimo retrogusto controrazzista, ma proprio un sospiro, delicatissimo, assume la sinistra colorazione di una tragica autoironia non percepita, dato che la consigliora si chiama Bianchi, Donata Bianchi. Donata Indigena. A Caval Donata non si guarda in bocca, così non si sente quello che dice.

Da parte sua, ripassiamo il valico e torniamo sotto le Due Torri, ribadisce la vicesindacAAA Emily, citando Nanni: “Le parole sono importanti”. Infatti, e a questo punto Michele Apicella avrebbe già fatto scattare il manrovescio. Ma forse il 70enne Moretti non più, si è normalizzato pure lui. Eh sì, le parole sono importanti e voi le sprecate, ne fate cartocci di cazzate, non vi vergognate, seguitate e nel ridicolo affondate; ma un ridicolo inutile, gratuito, stupido, anche cattivo, fuori dal mondo, che umilia tutti, che complica la vita a chi lo subisce. Perché un povero cristo rubricato alla voce “utenza”, “cittadinanza”, non può obiettivamente farsi carico delle vostre ossessioni. Perché così voi trasformate il popolo in plebe fingendo di emanciparlo. Perché voi siete il potere, e ne abusate in un modo allucinante. E, se è vero che l’umanità sostituisce l’uomo, non resta che concludere che il Piddy non è umanità, non è umano, è disumano. Anzi disuman*. Anzi disumane e disumani, disumani e disumane, ‘n disumano e ‘na disumana, ‘n disumano e ‘na disumana, in che senso???, disumani di tutto il mondo, unitevi (e andate un po’ aff…).

Max Del Papa, 26 ottobre 2023

*ad mentulam: locuzione latina che indica il membro maschile, ma di squisita assonanza femminina, con quella “A” finale che ingentilisce tutto, che desessualizza, rende wokebolmente accettabile l’accenno, come a dire “una cazza”, e tutt* vissero felic* e content*