Il ponte di Genova: una storiaccia italiana

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Il Ponte Morandi si sta avviando a diventare la metafora perfetta dell’Italia: costruito tra il 1963 e il 1967 dalla Condotte d’Acqua Spa, è stato a lungo gestito dallo Stato e poi dato in concessione ad Autostrade per l’Italia. Nel 2018, forse sotto il peso degli anni o dell’incuria, è crollato; oggi è stato ricostruito da Impregilo Spa e aspetta di essere inaugurato. Non sembra ma in queste poche righe in realtà si svolge un romanzo italiano che cercherò di raccontarvi.

Quando il viadotto Polcevera fu progettato dall’ingegner Morandi e realizzato dalla società Condotte che si aggiudicò l’appalto, venne considerato un gioiello dell’ingegneria italiana per la tecnica innovativa utilizzata. Condotte era una azienda di costruzione di proprietà dell’Iri che nel 1997 venne ceduta alla Ferrocemento andando a formare un Gruppo presente a livello internazionale. Dopo alterne fortune e complesse traversie societarie la Società Condotte nel 2018 finisce sull’orlo del fallimento e viene commissariata dal Ministero allora retto da Luigi Di Maio. I tribunali stanno ancora lavorando.

Intanto il viadotto Polcevera crolla nel 2018, portando con sé morte e devastazione e facendo piombare un’intera città in una cupa depressione ed isolamento. Subito si scatenano le polemiche e gli allora Ministri Toninelli e Di Maio, insomma un trust di cervelli, trovano i colpevoli nella Società Autostrade per l’Italia, oggi di proprietà del gruppo Atlantia quotato sulla Borsa Italiana. Anche la società Autostrade era dell’Iri e venne privatizzata nel 1999 a favore della Schemaventotto azienda della famiglia Benetton. La gestione Benetton la trasforma in un player internazionale moltiplicandone il valore fino al crollo del Morandi quando, a causa dell’incertezza successiva sulla permanenza o meno della concessione in mano ad autostrade, il titolo crolla dai 25€ del 2018 agli attuali 14€ per azione, perdendo nel solo ultimo anno il 36%. Faccio notare che la famiglia Benetton detiene il 30,25 delle azioni, mentre il flottante in mano ad investitori e risparmiatori è il 45,61. Dovrebbe essere facile anche ad un grillino comprendere come le convulsioni dei loro ministri abbiano colpito ben di più i risparmiatori ed i piccoli investitori che non i soli Benetton.

Nel frattempo il ponte crollato viene demolito e ricostruito da Impregilo, che dal 2020 cambia nome in Webuild, nuovo campione nazionale delle costruzioni dopo aver incorporato la Astaldi, anch’essa ormai sull’orlo del fallimento. Nell’azionariato di Webuild dal 2019 è presente Cdp ovvero lo Stato che, con un sonoro investimento, ha acquisito una quota significativa di capitale permettendo di acquisire la disastrata Astaldi. Rivedendo quello che ho appena scritto e leggendo su Huffington Post il titolo “Il ponte dei record bloccato dal governo” ho la strana sensazione di vivere a Macondo o nel giorno della Marmotta.

Siamo allo stallo messicano: il ponte è quasi completato e per aprire manca una verifica di agibilità da parte del Concessionario Autostrade che dovrà successivamente custodire e gestire l’opera. Ma il Governo non prende decisioni stabili e non si fida di Autostrade che di conseguenza non fa partire la procedura per l’agibilità prima di avere certezze sul futuro. Emblematiche le parole del Governatore Giovanni Toti: “Tra poche settimane dobbiamo consegnare il nuovo ponte di Genova. Ma a chi lo diamo?” Risultato: il ponte, ricostruito con soldi privati di Atlantia da Webuild, largamente finanziata da CDP ovvero con il risparmio postale degli italiani, sarà pronto a breve ma probabilmente non si potrà utilizzare.

Naturalmente sarà trovata una nuova procedura, il Governo approverà un nuovo decreto con l’illusione di sanare la situazione, sarà prevista una manleva a tutela di chi dovrà prendere le decisioni, e così via con il solito armamentario. Insomma la classica soluzione che farà nascere contenziosi e ricorsi al TAR che annulleranno le decisioni prese e che renderanno necessari nuovi decreti e circolari interpretative delle precedenti circolari, in uno spaventoso e circolare delirio burocratico-imprenditoriale-politico.

Questa è la trama del romanzo: nel mentre i Tribunali ed i Governi fanno a gara per complicare le cose, alcune grandi aziende nelle quali lo Stato ha versato miliardi di vecchie Lire dei cittadini per poi privatizzarle negli anni ‘90 concedendole graziosamente a privati, sono messe in crisi dai nuovi proprietari e da una selva di regole e decisioni assurde prese negli anni. Per uscire da questo pasticcio il Governo decide di prendere altri milioni, questa volta di €, dalle tasche dei cittadini per rimettere in piedi le stesse aziende, mentre lo stesso Governo prende decisioni che distruggono milioni di € di risparmi che i cittadini avevano fiduciosamente investito su quelle stesse società quotate in Borsa. Boh.

Sembra un Horror ma è la semplice fotografia di quello che si sta svolgendo sotto i nostri occhi, di sicuro qualche esperto mi direbbe che sono un qualunquista/populista e che non esistono soluzioni semplici a problemi difficili. È vero: ma invece di cercare le  soluzioni difficili, forse dovremmo smetterla di crearli i problemi.

La ricostruzione del Morandi ha fatto molto parlare di burocrazia e Codice degli appalti, la questione appassiona politici e commentatori che ne parlano come se fossero l’invenzione di Venusiani giunti sulla Terra. Non è così! La burocrazia è stata a lungo coltivata e coccolata dalla Politica al punto che oggi, con un ceto politico debole e, grazie ai 5S, di bassissimo profilo, ha preso il sopravvento dettando le sue regole sempre più complesse, farraginose e assurde, perché è grazie a queste che mantiene la sua presa sulla nostra vita quotidiana. La regola è semplice, semplifica qualcosa e vedrai un burocrate perdere potere.

Ma ancor più assurdo ed emblematico di un sistema è la polemica sul Codice degli Appalti. Si sono passati anni a scriverlo riempiendolo, contro ogni evidenza e parere degli esperti, di procedure assurde e ridondanti, per poi considerare uno straordinario successo la costruzione di opere che lo aggirano completamente. Oggi parliamo di Modello Genova, nei prossimi anni forse parleremo della causa Atlantia contro Webuild, di innumerevoli decisioni del TAR e della sentenza di rimborso ad Atlantia da parte dello Stato Italiano. Sarò qualunquista ma la soluzione è semplice: in futuro si scrivano regole ragionevoli e prive di pregiudizi ideologici per poi applicarle inflessibilmente e  rapidamente.

Smettiamo di aggiustare le cose o produrre Norme per sanare problemi generati da altre Norme. La prima cosa da fare, ed è ovvio che lo chiedo al prossimo Governo, è rispettare le regole con l’esclusivo intento di: tutelare e garantire il risparmio degli Italiani, smettere di utilizzare risorse pubbliche per sanare pasticci politico-imprenditoriali come Alitalia, orientare la legislazione futura alla semplificazione ed all’autocertificazione vedendo nei cittadini e negli imprenditori italiani i padroni delle risorse pubbliche e non dei predoni pronti a carpirle.

Ho un vago ricordo dell’allora Ministro Calderoli nel 2010 intento a bruciare simbolicamente un muro di Leggi abrogate invocando la semplificazione. Sono passati anni e siamo allo stesso punto, se non peggio: quando capiranno i nostri politici che forse sarebbe meglio spegnerli gli incendi invece di appiccarli.

Antonio De Filippi, 29 giugno 2020

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