Politica

Il populismo è servito: il governo si rimangia l’aumento di stipendio ai ministri

Crosetto ha chiesto il ritiro della norma: “Stop alle polemiche”. Ma si tratta di un errore madornale

Guido Crosetto

Alla fine ha vinto il populismo, il formato Movimento 5 Stelle. Un’uscita acchiappa-applausi, nadir del buonsenso ma che almeno ti permette di fare una bella figura dopo qualche polemica chiaramente strumentale, anche perchè innescata dall’opposizione. Ebbene sì, l’emendamento presentato nella manovra che prevedeva l’aumento dello stipendio per i ministri non parlamentari verrà probabilmente ritirato. La richiesta è partita dal ministro Guido Crosetto.

“È assurdo lasciare anche solo un secondo di più di spazio alle polemiche sull’emendamento che parificava tutti i Ministri e sottosegretari non parlamentari, ai deputati, riconoscendo i rimborsi spese”, le parole del titolare della Difesa in un post pubblicato su X a proposito dell’emendamento alla manovra depositato in commissione bilancio dai relatori. Lo stesso Crosetto considera tuttavia corretto l’intervento sullo stipendio dei ministri: “È così da oltre due anni e continuerà così fino a fine legislatura. La cosa è giusta? Non penso perché non ha particolare senso che il ministro degli Interni o della Difesa debbano avere un trattamento diverso rispetto ad un loro sottosegretario, ma non è mai importato finora, nè a me nè ai miei colleghi”.

Dunque è arrivata la richiesta ai relatori di ritirare l’emendamento per evitare polemiche. “Quello che non sarebbe comprensibile per nessuna altra professione e cioè che due persone che fanno lo stesso lavoro, nella stessa organizzazione, abbiano trattamenti diversi, per chi fa politica deve essere messo in conto”, ha concluso il ministro in quota FdI. Ora la palla passa al governo, che in queste ore starebbe valutando le modalità del ritiro dell’emendamento e spiegare la nuova decisione. Ma non è tutto.

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Populismo allo stato puro. Basta qualche critica per una giravolta? Anche se si tratta di una misura di buonsenso? Sì, perché parliamo di quei ministri e di quei sottosegretari che non sono parlamentari e che quindi non hanno quella indennità, incassando lo stipendio esclusivamente da ministri o sottosegretari. Ma parliamo di cifre che seppur importanti – 4-5 mila euro al mese – non sono sufficienti se consideriamo le responsabilità e l’impegno richiesto. Sì, perché ministri e sottosegretari in questione non sono professionisti della politica, ma hanno altri lavori, dal manager all’imprenditore. E per la cosa pubblica mettono da parte gli introiti, ovviamente.

Chi fa il ministro si assume molte responsabilità e, come ben sappiamo, rischia pressoché quotidianamente accuse per questo o quel reato. Chi non è parlamentare è un professionista e quindi ha mollato il suo lavoro. E anche solo per questo motivo non è accettabile che guadagni meno del parlamentare: non ha senso, semplicemente. Chi assume certi incarichi merita uno stipendio significativo, un discorso che possiamo estendere anche agli amministratori locali Basti pensare al sindaco di Roma, che gestisce un mini-Stato. Non è una sviolinata alla casta, ma la realtà delle cose.

E poi non parliamo di cifre in grado di fare chissà quale differenza alle casse dello Stato: il costo di questo pacchetto per dare a tutti i ministri lo stesso stipendio è un milione e mezzo all’anno. Per darvi un’idea, la Camera ci costa un miliardo all’anno e il Senato 500 milioni all’anno. Le stesse cifre pre taglio dei parlamentari, che non è servito a nulla. Insomma, il destino delle scelte populiste è sempre lo stesso: strappare qualche applauso ma fallire, o quantomeno risultare controproducenti.

Alla luce di tutto ciò, è impossibile non sposare la battaglia di Francesco Saverio Romano, uno dei relatori della manovra. “Perché dovremmo ritirarlo? Se c’è un ministro che non vuole prendere soldi ci rinuncia, è semplice” la sottolineatura dell’esponente di Nm: “La legge è erga omnes, non è fatta per questo o quel ministro. Tutti i consigli regionali hanno questa legge. Trovatemi un consiglio regionale che non abbia equiparato gli assessori esterni ai consiglieri e trovatemi un assessore che rinuncia alla sua attività professionale per svolgere un ruolo così importante con 2.600 euro di stipendio. Alcuni diranno che cè gente che guadagna molto meno, ma questo è populismo e noi non siamo populisti. Se poi qualche ministro lo ritiene offensivo nei suoi confronti, allora vi rinuncia. È semplice, per quanto mi riguarda”. Un discorso che non fa una piega. Con buona pace di chi non sopporta le polemiche.

Franco Lodige, 17 dicembre 2024

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