La candidatura di Burioni
Ancora una volta, anche restringendo il campo, premiarne uno è quasi più difficile che capire il funzionamento del supermegacalifragilistichespiralidosogreenpass. Nomination per Galli? Per Pregliasco? Il più papabile è stato a lungo, lo confessiamo, lo Sburione, quello che paragona i “no” ai cani e ai sorci, quello che attacca perfino l’attrice brillante Diana del Bufalo, senza capire il senso di quanto dice. Per forza, questi virologi, o virorologi, che ogni minuto segnano l’ora del nostro sconforto, hanno il senso dell’umorismo di un tampone, la verve di una siringa, la simpatia di una fiala. Ma poi ci siamo arresi al fatto che son tutti uguali: innamorati di loro stessi, sempre tesi al rinnovamento delle profezie terrificanti.
Il vincitore è…
Anche il Cartabellotta, quello delle filastrocche, molto mature, molto vir, su chi s’infetta, avrebbe meritato: diabolico d’un gastroenterologo, prima fa venire il mal di stomaco a chi lo segue, quindi lo cura. Alla fine, non riuscendo ad orientarci, si è deciso che il Porro d’Oro lo meritava un momento irripetibile, l’istante di un’eternità: la canzoncina del trio Lescano della scienza, i tre teneroni, “sì sì vax, sì sì vax, vacci-nia-mo-ci…” Forse era più adatta la canzone di Cenerentola, “magicabula, chi te se inc…, bibbidi bobbidi bu(rione)”. Ma, insomma, sono scelte, ognuno ha il suo cavallo di battaglia. Più intonati che scienziati, frizzanti come un Capodanno in Unione Sovietica, la loro performance resterà agli annali, un classico, come Italia Germania 4-3 e lo sbarco dell’uomo sulla luna: un piccolo passo per il vir, un’enorme puttanata per l’umanità.
Sarà difficile superarsi, lo sappiamo. Ed è con questa motivazione che conferiamo alle sorelle Bandiera della scienza il nostro Porro d’Oro 2021. Nella speranza che, per l’anno che verrà, sappiano trovare qualcosa di ancor più estremo con cui farci sentire migliori: ne abbiamo un fottuto bisogno, e proprio per causa loro.
Max Del Papa, 31 dicembre 2021