di Paolo Becchi
Mentre tutti sono già convinti di come oggi andrà a finire io non lo sono affatto. La politica ha sempre un che di imprevedibile e non è detto che sia sempre il Gattopardo ad avere la meglio. Neanche in Italia. Insomma, la situazione è fluida. Ma il breve ragionamento che voglio fare è un altro.
Tutti conoscete i non luoghi di Marc Augé, gli aeroporti, le grande catene alberghiere con tutte le stanze uguali, i grandi centro commerciale, i non luoghi sono privi di identità e di storia. Lo spazio non è né chiuso, né aperto, ma fluido.
Ora, ripeto, non so cosa succederà ma non è da escludere che per la prima volta nella storia politica nasca un non governo. Il non governo Draghi: più o meno identico a quello precedente, a tal punto identico da non richiedere quasi nessun cambiamento e neppure una nuova investitura. Ripeto è solo una ipotesi.
Questa crisi nasce da una non sfiducia e può concludersi con un non governo. Nessuno ha in realtà sfiduciato il governo, Draghi si è sfiduciato da solo perché ne aveva le palle piene e ora se ritorna lo fa perché costretto da vincoli interni ed esterni. La guerra, la Nato, gli USA. D’altro canto nessuno effettivamente gli vorrebbe confermare la fiducia, per cui sarà un non governo che si fonda su una non sfiducia e i cui futuri decreto saranno non decreti. Del resto, scusate se insisto, che cosa è diventato il partito di maggioranza relativo se non un non partito?
Capisco che mi si può obbiettare che il ragionamento ci potrebbe anche stare, ma non sono in grado di definire il non governo se non come negazione del governo. Ma neppure Augé è riuscito mai a dare una definizione di non luoghi i non lunghi però esistono e allora perché non dovrebbero esistere i non governi?