Inauguriamo con questo articolo una serie di contributi sui giochi della finanza italiana. Da Generali a Tim, da Poste a Unicredit come si muove l’establishment che conta all’ombra delle fanciulle, della politica, in fiore.
di Franco Lodige
Nello strano gioco del capitalismo pubblico italiano, oggi le Poste rischiano di diventare la nuova Iri. Certo più efficiente, quotata (il titolo sta andando alla grande, in un anno la sua capitalizzazione è cresciuta del 40 per cento) e con un manager, il renziano Matteo del Fante, che si è permesso di nicchiare all’offerta di Caltagirone, di diventare il suo front man in Generali.
Ma andiamo per ordine. Partendo dalla fine. Come ha scritto bene oggi Mf, le sonnacchiose poste vorrebbero comprarsi il 100 per cento di LIS, ossia Lottomatica Italia Servizi, società attiva nel processing per conto terzi ma anche nei servizi di pagamento e moneta elettronica.
La cosa ha ovviamente senso dal punto di vista industriale. Sarebbe un’interessante integrazione con il loro sistema di pagamenti Poste pay, con cui peraltro hanno già dei rapporti contrattuali. Ben più ragionevole dello sbarco nel mercato della luce e gas, in cui le stesse Poste hanno detto di voler entrare. E probabilmente ben più remunerativo dell’ingresso nella telefonia, dove è presente come operatore virtuale da tempo. Ancora non risulta interesse per i panettoni: anche se mai dire mai.
Del Fante contro Starace? Beh insomma non esageriamo. L’Enel è un colosso che ha il 18 per cento della generazione italiana e una posizione di mercato che non può certo essere impensierita da Poste. Anche se non è un mistero che il numero uno del colosso elettrico non abbia gradito la concorrenza in casa: in fondo condividono come azionista il ministero dell’economia. Così come la posizione nelle tlc di Del Fante non è certo la causa dei dolori di Telecom.
Il problema è semmai un altro. Poste si è messa in testa di fare tutto. Anche grazie alla straordinaria raccolta del risparmio, ha spalle molto larghe. Ma il suo core business come funziona? La sua rete di sportelli, a cui opportunisticamente, si uniscono, quando fa comodo, tabaccai o in prospettiva punti Lottomatica come verrà gestita?
È molto probabile che in Poste guardino con attenzione a ciò che è successo nel settore creditizio: dove gli sportelli bancari sono diventati un problema. Un tempo se li strappavano a suon di milioni di euro, oggi vengono ceduti con la dote. Ebbene il nuovo modello delle Poste è meno sportelli e più attività collaterali? E il nuovo modello del capitalismo pubblico italiano è quello di farsi concorrenza spietata? Poste contro Enel, Enel contro Eni.
La scelta del management di puntare sulla consegna dei pacchi, in un mondo in cui tutto si compra con un click, è stata azzeccata. Ora la presunzione di poter fare tutto potrebbe costare cara.