Politica

Il presepe alternativo fatevelo con Soros e Soumahoro

+Europa scodella la natività in quattro formati Lgbt. Anita Likmeta lascia. Ma qualche effetto perverso lo ha sortito

Più Europa presepe Natale

Siccome non bastavano le infinite aberrazioni del genere ipocrita idiota trangugiate nel 2023, da Soumahoro a Casarini, da Papa Gino a Chiaragnez, tutta gente che rimpingua il forziere sul cinismo del “sociale”, in zona Cesarini arriva il presepe sorosiano di +Europa, roba che pare uscita dalla famiglia queer di Michela Murgia. Una bella cartolina, non c’è che dire, questa del sottoprodotto del vecchio Partito Radicale, roba degenerata nella misteriosa entità lobbistica sempre di Emma Bonino con Magi e Della Vedova: un messaggio sfasato già dallo slogan, “il bello delle tradizioni… è che possono cambiare”, puro nonsenso o menzogna perché la tradizione è per definizione qualcosa che si mantiene, che dura, se no che tradizione è.

E la tradizione da cambiare quale sarebbe? Ne stanno parlando tutti, ci sono 4 versioni del Presepe, due fluide, con due Madonne e un figlio che si desume in utero affittato (e già qui siamo lontani, perché il Padreterno non ebbe bisogno di alcuna procedura Stranamore: ripassare Duns Scoto, prego), oppure con due Giuseppi, modello Cecchi Paone; le restanti varianti virano sul melting pot, Vergine e marito neri, con pargolo black, e addirittura bianchi con bambinello nero come il carbon, da cui un implicito bestemmion di quelli che piacciono tanto ai cardinali che sovvenzionano Casarini.

Una cagata pazzesca, accolta con inevitabile apocalisse d’insulti su X, dove il più tenero è: siete delle me***. E già le belle addormentate, come certa Anita Likmeta, imprenditrice albanese e militante della seconda ora (prima stava altrove), mollano il colpo: mi spiace, la Madonna lesbo non fa per me.

Noi non la pensiamo così e riteniamo anzi che +Europa sia stata troppo politically correct, insomma non abbia saputo osare: proponiamo altre possibili versioni, più a fuoco, una con Bonino e Soros e, come Pargol Divin un Aboubakar Soumahoro con piccoli stivali; un’altra, ancora più estrema, con Bergoglio e Zuppi e Casarini quale frutto di manutenzione eterologa. Le cose, o le fai per bene o è meglio andare alla questua.

Ora, non è possibile, nemmeno per i 4 gatti di +Europa, essere tanto stupidi da non prevedere le conseguenze della loro provocazione tutto sommato puerile, da liceali cannaroli: più plausibile che si tratti semplicemente di un messaggio, questi non avendo alcuna ambizione sul mercato elettorale si muovono per pura logica lobbistica, è una specie di ONG a matrioska, una dentro l’altra, che trova la sua unica ragion d’essere in compiti di denigrazione per le tradizioni e quel che resta della civiltà occidentale. Uscita assurda, controproducente in apparenza, ma già che se ne parli, sia pure per seppellirli d’insulti, significa che qualche effetto perverso lo ha sortito.

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Qui il cronista vive, e affida a chi legge, un flash personalissimo, ma di portata universale: ieri, 26, santo Stefano, un meraviglioso concerto in chiesa, organizzato dal Maestro ed amico Mario Ciferri, all’insegna, vivaddio, della tradizione musicale cristiana: canti di Natale e, piatto forte, il Gloria in Re Maggiore di Vivaldi. Un fremito barocco che da solo ricordava l’immensa tradizione, quella sì, dell’Occidente, imparagonabile al resto del mondo, stupefacente per altezza, per potenza artistica, tensione mistica, cornucopia di capolavori in tutte le facoltà umane. Bastava quella mezz’ora, peraltro neppure fra le più mirabili, a capire di cosa sia stato capace l’Occidente cristiano, e di cosa siamo capaci noi, oggi, nel nostro infame e demenziale processo di autosabotaggio.

Ci vergogniamo del sublime, privilegiando esempi tra il modesto e l’improponibile. Mentre girava il Presepe laido di +Europa, e la gente levava l’obiezione in fondo più scontata, “provateci un po’ con l’Islam”, le chiese cristiane venivano aggredite da marocchini armati di scure che distruggevano l’organo e davano fuoco al Presepe, quello vero, oppure venivano interrotte Messe di Natale dai vaneggianti di stampo ecoterroristico, anche quelli foraggiati dai soliti famigerati potentati.

Ci sentiamo in colpa per Vivaldi e ridiamo per Chiara; ci censuriamo sulla Favola di Gesù e non sulle porcate di un gender fuori controllo; rinneghiamo la nostra civiltà spalancando le braccia a chi viene ad amputarcela col machete. Di invasioni ne abbiamo avute infinite, ma è la prima volta che accogliamo le orde con tale servilismo, implorandoci di annientarci. Ad abbruttirci, ad umiliarci non è un presepe balordo ma tutto quello che c’è dietro, anni, decenni di sudditanza, di viltà stratificati al punto che ormai non proviamo più neppure disprezzo di noi.

Max Del Papa, 27 dicembre 2023