Politiche green

L’ambientalismo radicale No Tav

Ieri, rifugio Dolomites, Monte Rite. Visione a 360 gradi delle Dolomiti. Ci sediamo a mangiare qualcosa. Il bello dei rifugi è che si mangia accanto a chi capita. E a noi capita di ascoltare e subito dopo partecipare alla discussione tra due ampezzani. Uno è esperto di tematiche ambientali relative alla montagna. L’altro è un impiegato comunale di alto grado. Quest’ultimo dice che “perfino” qui la forestale incontra qualche ostilità ideologica. Il primo spiega: “Prendete il caso della Tav, anzi dei No Tav”. In quel movimento si è diffusa una concezione “preservazionista” dell’ambientalismo. Vale a dire: la natura deve essere selvaggia e incontaminata. Non deve essere sfruttata per alcun motivo. Questa idea finisce con intrecciarsi alla questione politica. Il popolo può trarre dalla natura, senza modificarla, i beni necessari per il suo sostentamento. Ogni popolo ha il dovere di opporsi a chi vuole toccare il territorio per i propri fini. Per questo l’alta velocità deve essere bloccata secondo i militanti No Tav.
Su una cosa i due commensali concordano: l’atteggiamento “preservazionista” provoca gravissimi danni proprio alla natura. In montagna, in particolare, l’intervento umano è indispensabile per preservare correttamente l’ambiente. I pratoni vanno curati, come i sentieri. Il letto dei fiumi va ripulito. Le frane devono essere rimosse e messe in sicurezza.
Quello che non entra nella testa degli ambientalisti radicali è il fatto che, in montagna, cultura e natura o se preferite storia umana e natura sono inscindibili fin dalla notte dei tempi. Dare un’occhiata alle leggende ancestrali, primitive, di queste valli chiarisce bene questo legame e mostra come fin dalla preistoria vi fosse un rapporto profondo tra uomo e vette, fatto di rispetto ma anche di necessario intervento. I giganti di roccia erano gli antenati dell’uomo, esseri mitologici e vicini alla divinità. Avevano una regina capace di parlare col Sole. Il Sole sciolse i suoi capelli di ghiaccio e così nacquero i fiumi, e poi le valli, gli alberi. Infine la regina dei giganti di granito creò l’uomo. E l’uomo cercò subito di comunicare con i giganti, scalandoli. Ma i giganti non erano tipi facili e rovesciavano sui loro nipotini umani sassi, neve e acqua. Allora gli uomini si organizzarono per convivere al meglio con i loro antenati di roccia. Camminare per un sentiero delle Dolomiti significa fare una passeggiata nella storia, spesso tragica, di questi montagne martoriate dalla Prima guerra mondiale.
Il “preservazionismo” conduce alla distruzione non alla conservazione.
Alessandro Gnocchi, 24 luglio 2019