Ingresso a scuola differenziato a partire dalle ore 7 del mattino, autobus pubblici riservati a una data utenza per fascia oraria, mascherina sempre indossata, test rapidi e App Immuni obbligatoria.
Dopo la lettera-appello al Paese sull’urgenza di riportare al più presto i nostri ragazzi sui banchi di scuola sia per arginare le già diffuse fragilità educative dei giovani sia per sanare il patto tra le generazioni in uno dei Paesi dall’età media più grigia d’Europa, Stefano Cigognani, direttore del Don Bosco Village School di Milano, ha predisposto un Manifesto con queste proposte pratiche per riaprire le classi in sicurezza non appena il preteso divino algoritmo di Conte e Speranza lo permetterà.
“O ci si salva tutti o nessuno, o ci si allea o ci si combatte, o si fanno insieme sacrifici o rimarremo chi prima chi dopo sul campo con le ossa rotte. Un nonno fa volentieri uno sforzo per un nipote, se il nipote lo riconosce. La mia proposta non è a scapito di nessuno ma a favore di tutti”, sottolinea Cigognani circa i diversi ostacoli sia culturali sia sindacali da superare.
La proposta di scaglionare l’ingresso a scuola è condivisibile. Lei guida una scuola paritaria, semplificando una “azienda” ma un regolamento deve abbracciare l’intero sistema. Come si possono superare gli scogli sindacali?
“Come è stato forzato il contratto per l’introduzione della Dad, con maggiore liceità è possibile modificare l’orario di lavoro del dipendente che dipende sempre dal Datore di Lavoro. Non si chiede di lavorare di più ma negli stessi giorni iniziando 30/45 minuti prima del solito con ovvio anticipo sulla conclusione dell’orario di servizio. Trascendentale?”
Rendere i mezzi pubblici dei taxi collettivi per fascia di orario è complesso. Oltre al fatto che i bambini delle elementari sono sempre accompagnati dai genitori?
“Le scuole del primo ciclo sono scuole di prossimità non usano i mezzi pubblici, il problema riguarda i ragazzi delle superiori.”
Coordinare orari e trasporti è molto difficile, soprattutto in contesto metropolitano, per i molti soggetti coinvolti. A chi dovrebbe essere affidato tale compito?
“La mia proposta è molto semplice: in certe fasce orarie i mezzi pubblici sono dedicati solo agli studenti e personale scolastico, in altre ai lavoratori, in altre agli anziani…Non ci vuole un coordinamento particolare, bastano Dirigenti e Funzionari in servizio, magari ausiliari del traffico per un controllo spot di quanto normato e disciplinato”.
Non sarebbe più semplice se le scuole private o paritarie organizzassero un proprio servizio di pulmini, dando così lavoro anche una settore al collasso? Penso di farlo?
“Di scuola privata non ne so nulla, gestisco una scuola pubblica paritaria, frequentata da tanta gente che fa sacrifici e sceglie di investire nella formazione dei propri figli… Non sta a me addentrarmi nei sostegni economici dei settori in crisi. A me proporre soluzioni possibili. L’uso dei mezzi pubblici per fasce orarie e fasce d’età è un patto fra generazioni”.
Lei propone test rapidi a tappeto, ma il nostro sistema Sanitario è già al collasso e incapace di tracciare il contagio. Il governo non ha investito per tempo e a sufficienza né sulla Sanità né sulla scuola, come possiamo arginare il rischio pandemico che ne consegue?
“Parlo per la mia Regione, la Lombardia, che ha approvato un piano di screening rapido per le scuole. Molti genitori sono medici e infermieri e per qualche mese si metterebbero volentieri a disposizione dei propri figli e compagni di scuola degli stessi. La gente comune in Italia ha dimostrato quel che vale e sa riconoscere quando si è chiamati a una buona causa”.
Quali di queste misure lei ha già applicato al Don Bosco Village School e con quali risultati?
“Guardi, io e il Preside della scuola accogliamo come una volta tutti i giorni i ragazzi sull’uscio della scuola, e in questi mesi sempre con il gel igienizzante, abbiamo rafforzato il servizio di vigilanza da parte dei docenti per verificare il corretto utilizzo dei Dpi tra gli studenti, mentre il Covid Manager ha fatto un intenso lavoro di monitoraggio del rispetto dei protocolli Covid. Abbiamo messo 6 classi in immediata quarantena, solo in due gruppi il contagio ha superato il numero di 5 allievi. Tenere i ragazzi a scuola consente di poter monitorare tempestivamente lo sviluppo dell’epidemia, proseguendo tutte le attività in essere, compreso mensa, doposcuola, corsi facoltativi”.
Eppure alcuni studi sostengono che i maggiori cluster siano proprio nelle scuole…
“Senta, penso che in questa occasione la Scienza abbia dato prova di scarsa coerenza. Potrebbe essere come alcuni sostengono, quel che è certo è che i danni e le ricadute su queste generazioni sono evidenti, molto di più delle teorie che la scuola alimenti la Pandemia. Tra l’altro le scuole sono aperte persino in Brasile…sono l’ultimo baluardo all’imbarbarimento epocale”.
Che cosa risponde a chi invece vuole riaprire prima gli esercizi commerciali per evitare che la crisi economica mieta ancora più vittime, con la perdita del reddito, rispetto alla pandemia?
“Non mi occupo a tal punto di economia per poter rispondere con pertinenza appropriata. Certo è che spero che valga sempre che siano le regole per l’uomo e non viceversa”.
Il governo fatica con il Dl Ristori a sostenere l’attività economica, dove trovare i fondi per le misure da lei avanzate?
“Mascherine, Gel e Test rapidi hanno già copertura economica, anticipare corse di mezzi pubblici è a costo zero (si tratta di modificare turni di lavoro), forse l’investimento maggiore andrebbe fatto sul portale delle Ats che ora sono in affanno perché si inseriscono ancora i dati con un sistema informatico fuori dalle moderne logiche digitali”.
Pensa che gli anziani dovrebbero essere confinati in lockdown per la massima tutale della loro salute?
“Penso che sia giunto il tempo di un patto generazionale. La mia idea rilega i giovani in casa o a scuola, consentendo spostamenti solo in certe fasce orarie, penso che valga per chi ancora lavora e possa valere anche per gli anziani che ad orari specifici potranno muoversi senza grandi rischi”.
Il suo manifesto si conclude con l’App Immuni. Scaricarla comporta, però, anche aspetti squisitamente collegati alla privacy di ciascuno. Come renderlo un obbligo? In nome di quale principio?
“La scuola ha il compito di promuovere percorsi di Cittadinanza e Costituzione. Credo che una corretta formazione consenta ai ragazzi più grandi di scegliere con consapevolezza spiegando loro che in tempo di guerra occorre un’armatura adeguata. Poi grazie a Dio viviamo in una Repubblica Democratica. Ma uno studente ben informato è in grado di scegliere e promuovere la propria scelta”.