Se il Parlamento votato il 4 marzo scorso dovesse durare, potrebbe fare una cosa importante, volendo: riaprire il capitolo delle riforme istituzionali (non delle solite pasticciate leggine elettorali) e rimettere al centro della discussione una seria opzione presidenzialista.
Anche l’ultima crisi istituzionale (gli oltre 90 giorni necessari a formare un governo) ha mostrato che la nostra tela istituzionale è logora.
A questo punto, sarebbe molto meglio rimettere all’ordine del giorno una seria riforma costituzionale improntata ad un vero presidenzialismo (all’americana o alla francese), con l’elezione popolare diretta di un Capo dello Stato dotato anche del potere di guida dell’esecutivo. In questo caso i vantaggi sarebbero tre.
1) Sarebbero i cittadini a scegliere.
2) Tutto sarebbe chiaro e non opaco, non affidato a interpretazioni discutibili e discrezionali.
3) Ci sarebbe un sistema di pesi e contrappesi, di checks and balances, che renderebbe trasparente e comprensibile sia la dialettica tra Presidente e Parlamento, sia quella tra governo e opposizione.
Sciaguratamente, a mio avviso, nella Costituente del 1946-’48, l’opzione presidenzialista, pur sostenuta da voci autorevolissime (uno per tutti: Piero Calamandrei), fu scartata. Democristiani e comunisti non si fidavano gli uni degli altri, e ritenevano troppo recente l’esperienza del fascismo per immaginare di nuovo un governo forte.
Preferirono così un governo debole, e una distribuzione di poteri complicata e mai limpidissima tra Quirinale, Esecutivo e Camere. Aprendo lo spazio per un verso al dominio extraistituzionale delle segreterie di partito, e per altro verso agli sconfinamenti quirinalizi a cui assistiamo da ben più di un ventennio.
Molto meglio scegliere Washington o Parigi, a questo punto. Una forma di stato e una forma di governo forti, presidenziali, con adeguati bilanciamenti. Non è un caso se in quei sistemi ci siano stati, ci siano e ci saranno – com’è naturale – scontri politici anche virulenti, ma è molto raro che ci sia una contestazione o una mancanza di chiarezza sui poteri della Casa Bianca o dell’Eliseo.
Daniele Capezzone, 25 giugno 2018