Zafferano.news pubblica in ogni numero una scheggia del pensiero di un bimbo della Scuola Esperienziale per l’Infanzia Saint Denis di Torino. La raccoglie la direttrice Angela Maria Borello. A volte, come in questo caso, quello è il nostro vero editoriale. La Scuola ha riaperto e Caterina, 5 anni, si è confidata. “Grazie Maestra che hai riaperto la scuola, non ce la facevamo più a stare a casa a guardare i nostri genitori”. Quel “guardare i nostri genitori”, con l’uso del plurale (linguaggio da leader), è una delle riflessioni più profonde fatte in questo periodo.
È la sintesi giornalistica più umana letta in questi tre mesi. È la stessa sensazione che, da nonno, ho provato io. Bambini e vecchi sono stati i più penalizzati dal lockdown. È stata spesso angosciante, certe volte agghiacciante, la comunicazione del Governo, non mediata ma caricata da inqualificabili tv e giornali, con lineamenti para razzisti verso i vecchi. Immagino come abbiano reagito i genitori millennial a questo bombardamento di fake truth istituzionali, che ha proiettato ansia e incertezza nei loro bambini. Il momento più triste del lockdown è stato quando dal mio balcone vedevo i cani autorizzati a circolare portando al guinzaglio i padroni, mentre i bambini erano soggetti al coprifuoco.
Povera Italia, scopertasi governata da leadership raffazzonate, supportate da combriccole di simil scienziati e intellò di complemento. Per tre mesi costoro hanno evidenziato il peggio dei nostri difetti, trasformandosi in vanesi di regime. Peggio, hanno dato origine, in cascata, a legioni di occhiuti “capiscala” e “capifabbricato” di antica memoria. Per fortuna però, grazie alla Rete, tutto è documentato, in video, in podcast, in cartaceo. A futura memoria. Politici di ogni colore e livello, di maggioranza e di opposizione, sono inchiodati alle loro analisi, menzogne, vanità, arroganze. Altrettanto i cosiddetti scienziati. Abbandonati i loro microscopi, assaggiata l’ebrezza del video si sono creduti tutti Madame Curie o Albert Sabin. Peggio di loro, solo la loro Cupola (Oms), in costante combutta con la Cina.
Il tutto a partire da quel 31 gennaio 2020 quando Giuseppe Conte sentenziò: “La situazione è sotto controllo”. Per vantarsi via via di essere tra i migliori al mondo come capacità di reazione al virus. Nei Camei mi sono volutamente rifiutato di fare qualsiasi commento, qualsiasi confronto, in corso d’opera, ho sempre ripetuto che i conti si sarebbero fatti alla fine, e solo sull’indice chiave: “morti per milione di abitanti”. Tutto il resto era (è) fuffa, terrorismo mediatico della maggioranza o colpevole sottovalutazione della minoranza. Avendola vissuta, in modo umano nel 1957, ricordavo il dato dell’Asiatica: 600 morti per milione, senza lockdown, oggi 570, con lockdown totale e di maggior durata in Europa.