Come mai il generale Figliuolo, nuovo commissario straordinario all’emergenza, come primo atto è andato a Che tempo che fa? La motivazione ufficiale è la solita, informare, far sapere, la televisione è il mezzo più potente, la seguono tutti eccetera. In realtà le pulsioni sono altre, la prima è la vanità cui neppure i rudi uomini delle forze armate sanno resistere, appena la tivù chiama loro volano. La seconda è mandare un messaggio: sì, siamo l’esercito ma non temete, anche i militari possono essere di sinistra, vanno alle trasmissioni di sinistra, operano agli ordini dei governi di sinistra. O, come dice il segretario ritrovato Letta nei panni di Harry Callaghan: Draghi è affar nostro, il governo è cosa nostra e la Lega deve stare accucciata sotto il tavolo perché in ogni momento possiamo lasciarla legata sull’autostrada.
Dai diretti interessati nessun commento, loro sono per la vigile attesa. Il Generale Influencer è andato da Fazio a rivelare il suo piano strategico, che non pare trascendentale: sparare vaccini a raffica, dovunque e comunque, ospedali, abitazioni, pizzerie, anche in tram come un tempo col digestivo Antonetto. Cioè il minimo sindacale del buon senso, se hai i vaccini li dai, punto e basta. Quanto a dire che in Italia la normalità è sempre un punto di arrivo quando non un miracolo.
Praticamente, per sburocratizzare, per lasciare che le cose vadano come fisiologicamente dovrebbero andare, ci vuole l’esercito: questa è la nostra fottutissima Repubblica fondata sul paradosso: per togliere lo Stato ci vuole lo Stato, i cittadini, i medici, la sanità, tutto potrebbe filare ragionevolmente liscio ma siccome in Italia bisogna complicare, appesantire tutto, allora serve sempre l’intervento dall’alto, vagamente autoritario. Però accettabile, da sinistra. Il generale va a fare il Fanciullo a un programma di amabili facezie progressiste, tra un Burioni e una Littizzetto: l’intendenza dei vaccini seguirà. Se ce la fanno…