Il problema delle università si chiama progressismo

L’indottrinamento politicamente corretto trasforma i nostri atenei in autentici campi di battaglia

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L’ignoranza e il becero conformismo dilagano inarrestabili negli atenei italiani. Ormai non passa giorno, infatti, senza che un gruppo di sedicenti pacifisti appartenente al mondo universitario balzi agli onori della cronaca per azioni spesso poco pacifiche atte a boicottare Israele. Per costoro, la dura lotta contro l’odiatissimo stato ebraico sembrerebbe essere divenuta una vera e propria ragione di vita. Un’autentica crociata dal sapore marcatamente antisemita da condurre con ogni mezzo, lecito o no, pur di imporre un’unica linea di pensiero proprio in quei luoghi deputati alla formazione della cultura e del sapere.

L’indottrinamento politicamente corretto e la propaganda turbo-progressista trasformano così le nostre università in autentici campi di battaglia, e i nostri studenti in inconsapevoli miliziani al soldo del pensiero unico, disposti a tutto pur di far prevalere il proprio punto di vista su quello altrui. Nelle aule universitarie imperano così la censura e l’omologazione; sempre più spesso si tende a imbavagliare l’altro, in quanto non conforme alle proprie logiche, improntate quasi sempre alla correttezza politica; e poi si cerca di “educare”, con ogni metodo, finanche scadendo in deprecabili episodi di violenza fisica ai danni di chiunque la pensi diversamente, siano essi docenti, studenti, giornalisti, politici e persino forze dell’ordine.

Sempre più frequentemente accade così che i centri di formazione del libero pensiero abdichino al loro ruolo per soddisfare le richieste di minoranze rumorose, e spesso anche violente, e si pieghino completamente agli stringenti canoni imposti dal pensiero unico. Il risultato che da ciò scaturisce è quanto di peggio vi possa essere per un’istituzione all’università: diritto allo studio negato per i molti volenterosi a onore e gloria di pochi facinorosi, libertà di espressione ridotta ai minimi termini, repressione del pensiero critico, crescita esponenziale di comportamenti aggressivi e di scene di violenze quasi a voler riprodurre un clima da anni di piombo. Senza contare il sostegno a cause illiberali, antidemocratiche e spiccatamente antioccidentali contrarie alla nostra storia e ai nostri valori.

È questa la nuova pericolosa tendenza che tende a farsi largo negli atenei italiani, tra una generazione sempre più acritica e passiva che, salvo sporadiche eccezioni, oscilla pericolosamente tra l’indifferenza e l’omologazione.

Salvatore Di Bartolo, 17 aprile 2024

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