Cultura, tv e spettacoli

Il prof accusa lo scrittore che lo censura: “È un finto martire della sinistra”

Paolo Giordano si tira indietro dalla direzione del Salone del Libro e denuncia presunte pressioni per piazzare intellettuali “di destra”. La replica di Alessandro Campi

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Guai ad avere a che fare con intellettuali “di destra”. L’ultima battaglia della sinistra resistente si sta combattendo sul Salone del Libro di Torino dalla cui direzione ieri si è ritirato lo scrittore Paolo Giordano, denunciando presunte pressioni politiche per favore la presenza nel comitato editoriale di esponenti culturali “dell’area di destra”. Manco fossero dei paria.

Andiamo con ordine. La ricostruzione di Giordano è stata dettagliatamente smentita da Francesco Giubilei, collaboratore di questo sito, editore e soprattutto consigliere del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. “Non c’è stata alcuna ingerenza da parte del Ministero della Cultura – dice – Giordano spieghi i veti sugli intellettuali solo perché di destra”. Giubilei fa un po’ di chiarezza dopo che i giornali di sinistra stamattina hanno dato ampio risalto alle posizioni di Giordano, ritiratosi dalla corsa perché convinto che in caso di nomina “non ci sarebbe stata una piena libertà nella mia gestione di direttore”. Il motivo? “Si sono poi aggiunte delle richieste di presenze dell’area di destra nel comitato editoriale”. “Secondo Giordano – attacca Giubilei – ‘la cultura merita di non essere lottizzata’, ma è il primo ad assumere una posizione politica rifiutando di collaborare con intellettuali e personalità di spessore solo perché ‘di destra’”. Anche perché il ministero non ha alcun ruolo nel Cda del Salone, e se Sangiuliano ha proposto alcuni nomi per il comitato editoriale è solo perché la richiesta di collaborazione è arrivata direttamente dagli organizzatori del Salone. “Lo scrittore Paolo Giordano – conclude Giubilei – dovrebbe spiegare perché non può collaborare con persone della caratura di Pietrangelo Buttafuoco, Alessandro Campi e Giordano Bruno Guerri“.

Sul tema è intervenuto anche uno dei diretti interessati, il professor Alessandro Campi. Il quale ha preso carta e penna e scritto una missiva allo scrittore che ci sembra giusto pubblicare integralmente qui sotto:


“Debbo delle pubbliche scuse allo scrittore Paolo Giordano. Il suo sofferto ed eclatante ritiro dalla corsa per la direzione del Salone del Libro di Torino è anche (forse soprattutto) colpa mia. Nonché di Giordano Bruno Guerri e Pietrangelo Buttafuoco.

Siamo noi – l’ho appreso, non ci crederete, dalle agenzie di stampa questa mattina – il terzetto proposto dal ministero della Cultura come possibili membri (su un totale di 19) del Comitato editoriale del Salone.

Una proposta, non un’imposizione. Ma vissuta dal Nostro come un’ingerenza politica intollerabile e inaudita. Come un attacco della destra alla autonomia della cultura: autonomia che Giordano, con noi tre fra i piedi, non avrebbe potuto evidentemente garantire. Come un’offesa, diciamola tutta, alla cultura nella sua accezione più alta e nobile. Da qui la sua decisione di gettare sdegnosamente la spugna. Da questa mattina – basta vedere le aperture di ‘Repubblica‘, del ‘Corriere della Sera‘ o de ‘La Stampa‘ – abbiamo dunque un nuovo martire della libertà di pensiero.

Domani, vedrete, la polemica rimbalzerà sui giornali stranieri, con la Francia come al solito in prima linea, secondo un copione già sperimentato. Michela Murgia e Roberto Saviano stanno già scrivendo i loro commenti allarmati che leggeremo anch’essi domani.  La gran cassa dell’indignazione di sinistra – in realtà un eterno “chiagni e fotti” politico-mediatico, capace di far passare per censurati i censori – non si fermerà per giorni. Ci si chiederà se l’Italia di Giorgia Meloni non stia diventando come l’Iran o la Russia: un inferno per gli intellettuali e per le persone libere.

Ma sicuri – chiedo a tutti costoro – che non esista anche per voi una cosa che si chiama “senso del ridicolo”? Davvero i tre nomi in questione – di intellettuali di centrodestra, come si dice, che il ministro Gennaro Sangiuliano, non avendo alcun potere diretto di nomina, si è limitato a suggerire nel nome di un pluralismo delle idee non rispettato in primis da coloro che se ne ergono a difensori – giustificano la canea scatenata ad arte da Paolo Giordano? Davvero parlare di libri ed editoria (anche) con me, Pietrangelo e Giordano sarebbe stato per lui non ho ben capito se più umiliante, inutile o offensivo? Fatto sta che per ragioni tanto futili quanto pretestuose ha rinunciato a dirigere il Salone. La responsabilità è stata anche involontariamente mia e non mi resta dunque che scusarmi con lui per l’affronto che ha dovuto subire”.