Stante la degenerazione mediatica, esibizionista del coviddì, si assiste a spettacoli inverecondi: “Ma ecco abbiamo in collegamento Carlo Conti anche lui positivo!” e parte l’applauso, non si capisce se a Conti, al fatto che è positivo o alla demenza contagiosa per cui si fa festa comunque.
Su Twitter circolano prese di coscienza narcisistiche del seguente tenore: “Sono positivo. Come l’ho preso? E che ne so! Io porto sempre la mascherina”. Sul che ne so si ergono le colonne d’Ercole di un dibattito scientifico che tutto è meno che scientifico, dopo un anno di chiacchiere vane per cui i virologi o i loro derivati sono diventati influencer e viceversa, la comunicazione sanitaria è affidata a Chiara Ferragni. E siccome non c’è limite al fondo, si continua a scendere.
La superstar Ronaldo, calciatore influencer, positivo da due settimane, dice che “il tampone è una cagata” e subito lo scienziato vacciner, Roberto Burioni, lo irride reclutandolo per la partitella contro gli oculisti, poveretti. Così vanno le cose, così debbono andare e intanto, per non sbagliare, nel delirio di chi comanda ma non sa che fare, si richiude tutto. C’è un altro feticcio: tramontata la mascherina, logora e ormai imposta sul naso di chiunque, tocca al tampone, nuovissimo totem e tabù. Del tampone non si può parlare, come del Dio della Bibbia, ogni sospetto è in odor d’eresia, il tampone ci salverà.
Il tampone sarebbe quella verifica per cui ti spingono un cotton fioc ad asta lunga fin nel cervello, magari dopo 12 ore d’attesa all’addiaccio, e poi devi raccomandarti al dio della Salute; e neanche basta, c’è chi dice che è mendace, che al 95% porta falsi positivi in base a complicate considerazioni scientifiche, come il dottor Stefano Scoglio, in fama di eretico, che denuncia la “reclusione fiduciaria ingiustificata di migliaia di cittadini del tutto sani” e poi partono le azioni civili, le class action che lasciano il tempo che trovano. Si dice che questi sacri tamponi sono fatti per cogliere la presenza di RNA specifico del virus e per questo che è malizioso, che spaccia l’immunità di gregge per epidemia, che la metologia è sballata perché oltre i 30 cicli si perde affidabilità e tutti i tamponi superano i 35, 40 cicli, che queste procedure sarebbero in realtà svincolate dalle fatidiche normative europee, che il virus essendo in perenne mutazione del tampone si fa un baffo.
Considerazioni da addetti ai lavori che però, nel dibattito osceno, diventano roba da università della vita o da virologi punitori: siccome in estate siete andati in discoteca e al mare adesso ve la facciamo pagare, vi chiudiamo, vi obblighiamo a limitazioni assurde “al solo scopo di demoralizzare la gente”, come avrebbe spiegato il Brusaferro dell’Istituto Superiore di Sanità ad un esterrefatto, ma poi convinto, Conte. Hanno un po’ tutti la faccia dei pedanti questi specialisti che discettano di roba non essenziale da vietare, di sesso da estirpare, a sessanta e più anni non riescono ancora a togliersi la faccia di quelli che alle feste facevano tappezzeria. Poi ci sono i bestemmiatori in chiesa, come Alberto Zangrillo, che sbottano: ma io ne avrei anche un po’ le palle piene. Che uno gli butterebbe le braccia al collo.
Con Zangrillo, fra i dannati in fama di negazionisti Matteo Bassetti, Massimo Clementi il quale ultimo spiega: “Siamo di fronte ad alcune scelte discutibili da parte del Comitato tecnico scientifico, si usa il tampone molecolare per stanare gli asintomatici (oltre che per intervenire su chi ha sintomi). La domanda che ci poniamo è: è una strategia opportuna? Nella mia unità diagnostica facciamo 1500 tamponi al giorno, dalle 7 alle 22, poi dobbiamo fermarci altrimenti le macchine saltano. È una ondata di “tamponite” discutibile e avremmo una proposta interessante: usiamo la tecnologia più incisiva per i malati, per gli ospedali, per i prontosoccorso; poi usiamo l’alternativa, cioè i tamponi antigenici, che sono validissimi, per tutti gli altri: non richiedono personale altamente specializzato, forniscono un riscontro veloce, sono un po’ meno sensibili ma vanno benissimo nel 95% dei casi, nelle scuole, nei luoghi di lavoro. Questa secondo noi è la strada giusta. Lei mi chiede di Ronaldo? Non si può parlare di malattia, non ha nessun sintomo, almeno stando a quanto sostiene lui stesso”.
Un malato sanissimo, insomma. “Siamo spesso in presenza di un quadro clinico dubbio, parliamo di situazioni borderline, per dire una zona grigia della reazione molecolare: né positivo né negativo, frammenti di virus non più infettante. Ronaldo, se sta come sembra, non è contagioso”. Continua Clementi: “Va registrato un miglioramento della norma, grazie all’impulso del viceministro Sileri, che ha portato alla necessità non più di due ma di un solo risultato negativo. Peraltro, si vede già dal test quando c’è una positività molto alta. Allora noi ci confrontiamo su questo: possiamo legittimamente, scientificamente dare un giudizio di sostanziale negatività?”.
Già, ma intanto il lockdown si stende come un’ombra nera sull’Europa, sull’occidente intero: “Le misure adottate dalla Merkel, in definitiva, sono quelle che noi abbiamo già: niente di più. Macron stesso lascia aperte le scuole e i luoghi di lavoro più importanti. E dire che in Francia hanno 50 mila casi al giorno, molto più che da noi. Io non capisco: abbiamo avuto 3 Dpcm in 20 giorni, ma ha poco senso, perché l’effetto sugli infetti si calcola solo dopo 20 giorni. L’ultima misura vuole inasprire ancora. Per me Sala, il sindaco di Milano, ha ragione: aspettiamo e dopo 20 giorni capiamo, decidiamo di conseguenza”. Resterebbe da parlare di questi famigerati cicli, per cui più ne fai e più i tamponi sembrano inattendibili.
“È quel che dicevo: quando spingi molto la reazione, cioè sali coi cicli, si arriva alla famosa zona grigia: risulta la condizione positiva, quando in realtà di virus ne trattieni una quantità infinitesimale. Per questo sarebbe importante stabilire che oltre un certo numero di cicli si ha, e si dà, un risultato negativo. Perché non è più infettante, lo dice anche il professor Remuzzi”.