Il prof no pass: “lezione all’aperto per i non vaccinati”

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A lezione di libertà con Paolo Gibilisco. Devono aver detto questo ai loro genitori, alcuni studenti dell’Università Sapienza di Roma nell’uscire di casa stamattina. Sì perché il loro docente di matematica, tra i firmatari dell’appello pubblico contro il lasciapassare, oggi ha deciso di fare lezione all’aperto, proprio all’esterno dell’ateneo, per dare la possibilità anche ai non vaccinati di seguire il suo corso. Una lezione memorabile, di quelle che molto probabilmente questi studenti si porteranno dietro per tutta la loro esistenza così come lo stesso Gibilisco che l’ha definita “la più bella della mia vita”. E non può essere altrimenti perché in ballo qui c’è molto di più di una lezione universitaria e della cultura stessa, questa è vera e propria scuola “di vita”, l’insegnamento pratico di quei principi teorici fondamentali su cui si basa la nostra democrazia e la libertà di ogni individuo. Un qualcosa che chi ci governa e, purtroppo, anche molta parte dell’opinione pubblica, sembra aver dimenticato.

Le parole del professore

Questo docente universitario, insieme ad alcuni colleghi e studenti, ha fatto un gesto eroico, di grande coraggio e che merita gli onori delle cronache. A maggior ragione alla luce di quello che ci ha detto sulle motivazioni di quest’atto di ribellione al potere: “Abbiamo fatto questa scelta tutti insieme – professori e studenti anti green pass di Roma – per portare avanti la nostra battaglia in nome della libertà. E non solo per salvare l’onore dell’Università ma, soprattutto, per tutelare tanti nostri concittadini. Incontro tutti i giorni persone impaurite che hanno timore di esporsi e di esprimere liberamente il proprio pensiero. Lo scopo di questa iniziativa è quello di ridare fiducia a chi ha paura di andare controcorrente e riportare il dibattito sul Covid19 nell’alveo della democrazia”. Che bellezza! Sentir pronunciare queste parole da un brillante docente universitario ci conforta enormemente, nonostante il giornale unico del virus e i media mainstream non concedano molto spazio a queste posizioni. Così decidiamo di saperne di più sull’iniziativa e sul suo modo di leggere gli avvenimenti. “Condivido questa battaglia di libertà – ha spiegato – con colleghi e studenti che politicamente la pensano anche molto diversamente da me. In un paese dove si evoca polizia a cavallo e Bava Beccaris, riteniamo che non ci debbano essere distinzioni di sorta, dobbiamo essere tutti uniti a maggior ragione alla luce del fatto che la politica tutta è appiattita su un un’unica posizione e non tutela chi la pensa diversamente”.

Un gesto coraggioso

Ma perché alcuni professori hanno deciso di esporsi pubblicamente mettendo potenzialmente a rischio carriera e reputazione? Dove trovano il coraggio di farlo? Questa la risposta franca di Gibilisco: “Chi potrebbe farlo se non noi? Sappiamo come gira il mondo e non temiamo particolarmente né l’aspetto professionale né eventuali delegittimazioni. Ciò che ci preme di più è far sapere a chi ci sta intorno che noi non ci siamo piegati. Che noi non siamo servitori del governo e che l’università non è tutta schierata col potere. Tutt’altro. Ci piacerebbe vivere in un paese dove il dibattito scientifico sia veramente libero dato che la scienza si nutre del dubbio esattamente come la democrazia si nutre di opinioni differenti. Sul nostro onore non possiamo proprio transigere così come non lo fecero quei 12 professori coraggiosi che furono gli unici a non giurare fedeltà al fascismo. La situazione è sicuramente meno grave di allora, certo, ma indubbiamente non deve essere sottovalutata”.

Grazie professore, a lei, e a tutti coloro che combattono ogni giorno per ciò che è giusto. La sua lezione (all’aperto) è stata la più bella anche per noi.

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