Delirio verde

Il progetto dirigista e green: eliminare l’auto privata

Hanno lavorato per anni per costruire una cultura avversa alle automobili. E ora il nuovo collettivismo in salsa verde passa all’incasso

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auto green vietata

Da tempo le autovetture sono sotto tiro. Il motivo più sbandierato è connesso all’inquinamento, ma è anche vero che una larga parte della cultura progressista detesta il fatto che ci si possa muovere in modo indipendente. La volontà di trasferire la mobilità dal traporto privato a quello collettivo sottintende anche un progetto sociale ben preciso, volto a ridurre gli spazi di autonomia.

Ormai le automobili potrebbero avere i giorni contati. Un po’ in tutto il mondo s’intende abolire la produzione di vetture a motore a scoppio, spostando l’intera produzione verso vetture elettriche. Molti sottolineano le difficoltà legate alla limitata autonomia, ai problemi di smaltimento delle batterie e alla necessaria ristrutturazione delle città, che dovranno disporre di impianti per la ricarica che oggi non ci sono e la cui costruzione creerà problemi immensi. Le difficoltà che il nuovo collettivismo in salsa verde dovrà superare sono numerose, ma è difficile immaginare un cambio di marcia, dato che tutto nasce da una saldissima alleanza tra ideologia e interessi.

Di recente, d’altra parte, il World Economic Forum ha pubblicato un rapporto che prospetta una riduzione del 75% delle automobili di proprietà privata. Questo libro bianco, “Benchmarking the Transition to Sustainable Urban Mobility” (Analisi comparativa della transizione verso una mobilità urbana sostenibile), annuncia un futuro di “città intelligenti” che attireranno ancor più la popolazione e che gestiranno la mobilità in maniera centralizzata, attraverso un’attenta pianificazione.

Per approfondire

Klaus Schwab e i suoi da tempo si muovono in questa direzione, sulle orme di quello che fu il Club di Roma. La loro visione tecnocratica esige la cancellazione della proprietà e del mercato, in modo che un insieme di imprese semi-pubbliche e/o semi-private amministri gli esseri umani dalla culla alla tomba. C’è sicuramente un afflato ideologico in tutto ciò, ma è facile scorgere anche una serie di interessi ben precisi.

Questi schemi moltiplicano il potere del ceto sovrano; e questo già spiega perché quasi tutti i politici aderiscono a questa lotta contro le quattro ruote. E poi ci sono rilevanti partite finanziarie, che è impossibile non vedere.

Nei giorni scorsi il governo tedesco e Intel hanno firmato un accordo. Il grande colosso industriale realizzerà in Sassonia (ex Ddr) un enorme impianto di produzione di chip per le nuove vetture elettriche. La politica che obbliga ad abbandonare il motore a scoppio, in sostanza, ha aperto un’autostrada lastricata di enormi profitti a chi opera in certi ambiti. Non bastasse questo, per sostenere questo enorme sforzo di investimenti compiuto da Intel Berlino darà a questa multinazionale ben 10 miliardi di euro.

Hanno lavorato per anni – sui bambini e sui giovani, con i media e con il film – per costruire una cultura avversa alle automobili. Hanno così aperto la strada a un nuovo dirigismo, in cui la grande impresa lavora di concerto con i politici e gli intellettuali. Ora, un po’ tutti, stanno passando all’incasso.

Carlo Lottieri, 21 giugno 2023

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