Politiche green

Il progetto green Acchiappacitrulli: vogliono sequestrare la C02

Per questa geniale trovata verranno spesi trilioni di dollari nei prossimi anni. E l’impatto sull’ambiente può essere devastante

© okugawa e galitskaya tramite Canva.com

Come ormai i lettori di questo sito sapranno, il mondo Occidentale ha dichiarato guerra all’anidride carbonica (CO2), ritenendola la principale responsabile del riscaldamento globale antropogenico (AGW). Per combattere l’aumento di CO2 nell’atmosfera, grazie al quale stanno aumentando le rese agricole, diminuisce l’estensione dei deserti, proliferano le barriere coralline, ecc… stiamo stanziando una quantità incredibile di risorse finanziarie prelevate, ovviamente, dalle nostre tasche.

E così, questa montagna di soldi che potrebbe essere spesa per la sanità, l’istruzione, la riduzione delle tasse, l’aumento delle pensioni, la ricerca, la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, ecc… viene gettata in progetti e politiche velleitari e dannosi sia per l’ambiente, sia per l’economia. Chiedo perdono per quelle che, per ragioni di sintesi, possono apparire semplici asserzioni, ma basta cercare in questo sito gli articoli sull’argomento e consultare “La grande bugia verde”, per leggere approfondite e documentate trattazioni in merito.

E veniamo al punto. I nostri burosauri sono arrivati all’apoteosi! Dopo essersi inventati il business della Carbon Tax, dei certificati verdi, delle pale eoliche, dei pannelli solari, delle auto elettriche, ecc…, hanno deciso di promuovere i progetti per attuare la strategia della Carbon Capture and Storage (CCS)! Ma cosa diamine è?

La Carbon Capture and Storage (CCS) è una strategia di mitigazione dell’impatto della CO2 sul clima, molto redditizia per chi la propone e la attua, che si prefigge di sequestrarla, confinandola nel sottosuolo, con l’obiettivo di ridurne a zero le emissioni antropogeniche entro il 2050. In parole molto semplici, si tratta di estrarre la CO2 dai fumi di combustione, per esempio di un cementificio, di una acciaieria, di una centrale termoelettrica, ecc… e di pomparli, ad alta pressione, nel sottosuolo, con la speranza che lì rimanga per secoli. L’unico aspetto positivo, per chi sarà coinvolto in questi progetti, è che verranno spesi, per questa geniale strategia, trilioni di dollari nei prossimi decenni, ovviamente prelevati dalle nostre tasche [1].

Ma l’aspetto ancora più inquietante è che il confinamento dell’anidride carbonica nel sottosuolo può avere effetti devastanti sul clima e sull’ambiente, e può rappresentare un enorme rischio per la popolazione che si dovesse trovare nelle vicinanze delle aree di stoccaggio o delle condutture di trasporto. Tutto ciò è dimostrato, con dovizia di dati, in un recente articolo di Peachey, e Maeda, al quale rimando per chi volesse approfondire [2]. Gli autori, senza ricorrere a supercalcolatori, algoritmi fantascientifici, curve polinomiali di grado ennesimo, ma con equazioni stechiometriche alla portata di uno studente liceale, dimostrano quanto sia pericolosa la CCS. E poiché è così semplice comprendere quanto sia dannosa, mi viene spontaneo dubitare della buona fede di chi perora questa strategia di “mitigazione”. D’altro canto: “business is business” e noi siamo nel mondo degli Acchiappacitrulli, di collodiana memoria.

Ma cosa c’è di tanto rilevante, quanto semplice, nell’articolo che ho citato? Come dicevo, una semplicissima equazione stechiometrica. Quando si brucia del carbone (essenzialmente costituito da carbonio), da un atomo di carbonio e da una molecola di ossigeno, si produce una molecola di anidride carbonica ed energia termica. Se, invece, bruciamo un idrocarburo (benzina, gasolio, oli minerali, ecc…), produrremo anche un numero di molecole d’acqua proporzionale al numero di atomi di idrogeno contenuti nella molecola bruciata. Ad esempio, quattro atomi di idrogeno si combineranno con una molecola di ossigeno per produrre due molecole d’acqua. La fotosintesi clorofilliana segue il cammino inverso: dall’anidride carbonica, dall’acqua e dall’energia solare produce carboidrati (energia chimica) e ossigeno. Semplice no? Bene, se a seguito della combustione di carbone sequestriamo la CO2 avremo come risultato netto un leggero aumento della concentrazione della stessa nell’atmosfera! Infatti, ci limiteremmo semplicemente a sottrarre ossigeno dall’aria per migliaia di anni (salvo incidenti), mentre se l’anidride carbonica fosse liberata nell’atmosfera, rientrerebbe nel ciclo del carbonio che, con i meccanismi ben spiegati nell’articolo, o verrebbe assorbita naturalmente dai pozzi di carbonio (elementi naturali, presenti nell’ambiente, che svolgono un ruolo importante per assorbire ed equilibrare la concentrazione atmosferica di anidride carbonica. Sono costituiti da oceani, foreste, sedimenti terreno, …) o verrebbe riconvertita, tramite la fotosintesi, in ossigeno ed energia chimica.

Nel caso degli idrocarburi, il danno è ancora più grave, perché, oltre al piccolo aumento della concentrazione di anidride carbonica, si avrebbe anche un aumento dell’acqua presente nell’atmosfera, non più utilizzata nella fotosintesi. È superfluo ricordare che il vapore acqueo è il principale responsabile dell’effetto serra. In parole povere, stravolgere il ciclo del carbonio, per meri interessi economici, può avere degli impatti imprevedibili e devastanti per la vita sulla terra, ma è… estremamente redditizio! C’è da aggiungere, inoltre, che il processo di separazione e pompaggio della CO2 richiede molta energia, peggiorando ulteriormente il quadro.

E veniamo agli aspetti strettamente ambientali e di sicurezza. Il pompaggio di enormi quantità di CO2 nel sottosuolo può causare gravi perturbazioni delle falde acquifere, delle salamoie, dei gas naturalmente presenti, acidifica le acque, ecc… Per quanto riguarda la sicurezza, l’anidride carbonica, che è il gas della vita, è un dono della natura alle concentrazioni di centinaia di parti per milione, ma diventa pericolosissima se viene stoccata allo stato pressoché puro. Non dimentichiamoci che la CO2 ha una densità superiore a quella dell’aria, per cui tende a rimanere a livello del suolo, e in caso di fughe creerebbe un ambiente anossico superficiale, in grado di soffocare la fauna e la flora selvatica, il bestiame e gli esseri umani. Basti ricordare la liberazione improvvisa di una grande quantità di anidride carbonica (eruzione di tipo limnico) dalle acque profonde del lago Nyos, che uccise 1.746 persone e 3.500 capi di bestiame. Altri disastri, sia naturali, sia causati dall’uomo, sono riportati nella relazione di Frank Huess Hedlund [3].

Nell’articolo di Peachey, e Maeda sono anche esaminati altri aspetti, riguardanti il destino della CO2 antropogenica, che invito a leggere, e che aggiungono ulteriori dubbi sul destino e sugli effetti della CO2 antropogenica.

Spero che, con questa breve disamina, sia riuscito a far comprendere perché sia difficile credere nella buona fede di chi propone simili progetti nel mondo degli Acchiappacitrulli.

Carlo MacKay, 2 Dicembre 2024

[1] https://climatechangedispatch.com/using-chemistry-new-study-pokes-holes-in-the-co2-induced-climate-catastrophe/
[2] Peachey, B.; Maeda, N. Challenging the Chemistry of Climate Change. Chemistry 2024, 6, 1439–1448
[3] Frank Huess Hedlund, “Past explosive outbursts of entrapped carbon dioxide in salt mines provide a new perspective on the hazards of carbon dioxide”, Conference Paper, August 2013