Ormai il Quirinale sembra una specie di Bar Sport, lussuoso ma Bar Sport. In questa estate felice, felice per molti ma non per tutti, atleti di tutte le discipline e di tutte le taglie vincono le Olimpiadi, i Campionati Europei poi vanno al Quirinale recando, come Re Magi muscolosi, la maglia n. 1 con su scritto: “Mattarella”. E tu ti immagini il Presidente che salta con l’asta o corre i centro metri o para i rigori, non tutti. Sempre che non sia occupato con le Frecce Tricolori o a inaugurare qualche scuola, qualche iniziativa benefica o culturale con le soavi banalità che corredano il rito: “La scuola in presenza è il simbolo di un nuovo risorgimento”. Povero Cavour!
Il silenzio di Mattarella sulla scuola
Veramente la scuola in presenza è già sconfessata dalle decine di casi di singoli contagiati che obbligano allo stop e alla dad intere classi, scolaresche al completo. Ma sono i contraccolpi della improvvisazione e della impreparazione, di cui il nostro Mattarella Number One si disinteressa. Nessuna messa in regola, nessun adeguamento strutturale, nessun potenziamento dei pubblici trasporti e lui non fiata: solo vaccini vaccini vaccini, per tutti anche per i feti e allora il Capo dello Stato sorride, un po’ sfingeo, perché è certo che questa non è la strada migliore ma proprio l’unica per uscire dalla pandemia. Quanto a dire l’immunità di gregge al 100%, improponibile in natura.
Il ritornello del Colle: “Ci vuole più Ue”
Un’altra cosa che il nostro “Notaio di tutti gli italiani” ripete sempre è che ci vuole più Europa, per dire più integrazione. Cioè precisamente quello che è mancato, totalmente, pervicacemente, nei 30 anni di vita dei falansteri di Bruxelles e di Strasburgo. Nessun coordinamento su niente, come dimostrano le mille emergenze che non sono più tali, sono come quelle febbriciattole croniche che non ci si dà più la briga di curare, tanto è inutile. Dai clandestini alla sicurezza, dall’approvvigionamento energetico ai relativi costi e speculazioni, dalla pubblica salute alla tutela dei prodotti nazionali: Parmesan e Prosek confusi con Parmigiano e Prosecco, e sono meraviglie che conquistano il mondo, ma per la UE va tutto bene. Va tutto bene, anche la colossale speculazione in atto sul grano, anche lo scempio che si fa dell’aceto balsamico, squisita alchimia modenese, ed è fin troppo chiaro che ciò a cui punta l’Europa è la distruzione delle quote di mercato, l’indebolimento progressivo del sistema Italia. Ma che dovrebbe fare una superburocrazia inefficiente e sprecona sensibile ai voleri e alle lusinghe di quelli come Bill Gates, che dopo i computer e i vaccini si è infilato nel megabusiness della carne sintetica, un affare da 25 miliardi di dollari? La UE che si vuole “sempre più integrata” prende nota e spinge per dannare la vita per allevatori, casari, vinicoli e tutto quello che può mantenere in vita un residuo orgoglio patrio e una economia dell’eccellenza.
Anche sul disastro umanitario dell’Afghanistan, l’ineffabile Europa si è distinta per una serie di incontri, di pranzi, di brindisi, di dichiarazioni roboanti, di assicurazioni retoriche, “non lasceremo solo il popolo afghano” e poi si è eclissata. Ma niente paura, basterà integrarci di più, come, dove poi ce lo spiegherà il Presidente che viaggia, inaugura, sorride e colleziona magliette. L’importante è che ci si vaccini ogni sei mesi, che tutti siano felici col greenpass e che non si voti, operazione del resto inutile visto che al governo ci sono praticamente tutti e vivono felici così. Anche dell’Italia la signora Ursula Von Der Leyen, con quella pettinatura da Eurofestival e l’aria perversa di Charlotte Rampling nel “Portiere di notte”, ripete che non va lasciata sola; e più lo ripete e meno l’Italia viene considerata, se non per farne la pattumiera dei problemi continentali, delle emergenze che non sono più emergenze.