Questa biblioteca è nuovamente in debito con il professor Angelo Petroni il quale, sulla vicenda degli inginocchiamenti e del Black Lives Matter ci ha segnalato un pezzo molto interessante, sulla Salisbury Review. Il cui titolo è significativo: «Il razzismo della sinistra». Si tratta di un periodico conservatore inglese, quello dove per anni ha scritto Scruton, per intendersi.
La prima considerazione è banale, ma non scontata. Sapete perché la sinistra vede il razzismo ovunque? Semplice: «È come quel medico che vi dice che la guarigione non è possibile e che dunque la cura continuerà fino a quando sarete in grado di pagarla… la sinistra è sempre alla ricerca dei voti». Insomma, del suo pagamento per una cura per una malattia che vogliono continuare a vedere anche se non esiste più. O comunque che non conviene loro curare. «Inoltre vi è una certa ironia nel fatto che la sinistra vede il razzismo ovunque tranne dove esiste davvero: e cioè proprio in se stessa».
Occorre capire che per la struttura ideologica della sinistra, continua l’autore, Thomas Mann, il mondo si regge su una battaglia continua tra vittime e oppressori: «Gli omosessuali oppressi dagli etero; le donne dagli uomini; le minoranze etniche dai caucasici». Ecco perché, si legge nel saggio, il segretario di Stato del Regno Unito per gli affari interni, Priti Patel, di origini ugandesi-indiane, e conservatrice, è diventata un affronto per la sinistra: «Non capisce, viste le sue origini, di essere una vittima?». Si tratta del medesimo razzismo di cinquant’anni fa. Con il colore della pelle si identificava un presunto vizio o comportamento.
Oggi la sinistra fa la stessa cosa, anche se in modo più generalizzato: la tua pelle, la tua origine, il tuo genere non può che vederti da una parte, perché si è nel cluster delle vittime e non degli oppressori. Il ragionamento è sottile, ma non fa una piega. Il razzismo è oggi un perfetto strumento in mano alla sinistra per cercare il consenso. Il tema deve sempre essere rinfocolato: si è alla continua ricerca del caso per poter risfoderare la spada dell’antirazzismo alla ricerca di una identità che oggi la sinistra ha perso. È questa la tesi della rivista conservatrice: non molto lontano da una realtà che riguarda anche l’Italia.
Nicola Porro, Il Giornale 4 luglio 2021