L’Epifania si approssima e riemerge in modo prepotente la tradizione dei leggendari Magi, che nel medioevo assunsero la statura di re giunti dai luoghi più remoti del mondo conosciuto per rendere omaggio al Bambino Gesù.
Ebbene, malgrado siano trascorsi oltre duemila anni, noi italiani possiamo vantare un Magi, Riccardo di nome, che è in grado di far impallidire i celeberrimi doni portati dai suoi omonimi re nella altrettanto leggendaria Grotta di Betlemme. Tant’è che l’attuale segretario di +Europa, intervenendo sabato scorso ad Omnibus, in onda su La7, ha promesso di regalare al nostro indebitatissimo Paese qualcosa di ben di più consistente rispetto all’oro, all’incenso e alla mirra: nuovo debito a go go, ma in comune con il resto dell’Unione europea.
Queste le sue illuminanti parole: “Oggi noi riusciremo a colmare il gap di competitività che la nostra economia ha solamente con un salto politico rispetto all’Europa, e cioè avendo strumenti di debito comune. Strumenti di intervento che si basino sul debito comune. (Ciò) vale per il sostegno all’industria automobilistica, ma vale per tutti i settori in crisi. Nessuno Stato da solo ce la farà”. Poi ha aggiunto: “Noi abbiamo presentato una mozione, una risoluzione prima dell’ultimo Consiglio europeo che impegnava a fare questo”.
Quindi, amici miei, noi che riteniamo fondamentale abbattere la pressione fiscale e la burocrazia, contestualmente ad un taglio in stile Milei della spesa pubblica, non abbiamo proprio capito nulla. La strada dello sviluppo passa esclusivamente attraverso una ulteriore accelerazione della politica dei debiti, ossia l’anticamera di futuri e inevitabili interventi “salvifici” messo in campo dalla Bce, attraverso l’acquisto di buona parte degli stessi debiti, inondando di liquidità i vari sistemi economici dell’eurozona.
Ovviamente, come è già drammaticamente accaduto a seguito di una analoga politica seguita per calmierare gli effetti delle restrizioni durante la pandemia di Covid, tutto questo poi si sconta inevitabilmente con la più iniqua delle tasse, visto che massacra soprattutto i ceti più deboli: l’inflazione.
D’altro canto, immaginando di poter contare su uno strumento di debito comune quasi illimitato, secondo i desiderata del nostro “re” Magi, non sarà più il libero mercato – che definizione orrenda e oramai passata di moda – a orientare e selezionare gli investimenti produttivi. Col new deal della caciotta espresso da Magi & company, lo sviluppo verrà sempre e comunque sostenuto da tutta una serie di incessanti azioni di stimolo da parte di uno Stato leviatano il quale, grazie alla suddetta mutualizzazione dei debiti, sarà in grado di finanziare veramente “porci e cani”, contando sempre sulla loro benevolenza elettorale.
Altro che motosega, dunque. Nel malaugurato caso di un ritorno di questa gente nella stanza dei bottoni, la stampante tornerà a rappresentare l’iconico strumento per trasformare l’Italia e il resto dell’Ue in un grande giardino fiorito.
Claudio Romiti, 28 dicembre 2024
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