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Il Recovery fund finirà al governo del sottosviluppo

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Se chiedete al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in che modo saranno usati i miliardi di euro del Recovery fund, vi risponderà così: “Abbiamo le idee molto chiare: non chiediamo soldi europei per abbassare le tasse ma per realizzare tutti i progetti e le iniziative nell’ambito di un disegno coerente che rimanga in eredità alle generazioni future”. Cosa ha detto? Nulla. Le uniche due cose chiare sono: 1. le tasse non si abbassano; 2. l’eredità delle generazioni future sono i debiti. Auguri.

È stato calcolato – calcolo anche facile da farsi – che l’Italia nei prossimi anni potrà beneficiare della bellezza di oltre 300 miliardi di euro. Infatti, al Recovery (209 miliardi) vanno aggiunti i soldi del fondo Sure, forse i miliardi del Mes e anche i fondi classici. Il risultato è davvero una cifra mostruosa. Ma ciò che è davvero mostruoso è l’incapacità del governo Conte di usare i soldi per far crescere l’Italia ossia quel sistema-Paese che, lo si voglia o no, passa attraverso il rapporto virtuoso tra Nord e Sud. I tanti miliardi dovrebbero essere utilizzati per rimettere in sesto le infrastrutture del Sud e ridare fiato al mercato del lavoro meridionale in modo tale da creare un nuovo mercato interno nazionale con cui l’economia del Nord, per tradizione più moderna, dinamica e produttiva, ne trarrebbe giovamento rimettendo in moto tutta l’economia nazionale.

Purtroppo, il governo Conte ha evidenti limiti e caratteri ideologici. La sua preoccupazione non è la crescita bensì la decrescita con la quale intende imporre un modello di sottosviluppo il cui cuore è il controllo sociale tramite la presenza esagerata dello Stato nella vita della società, delle imprese, delle famiglie. Se queste sono “le idee molto chiare” del governo, allora, le risorse finanziarie invece di essere un’opportunità si rovesciano in un ostacolo. Può sembrare un paradosso ma è ciò che sempre accade quando alla libertà di mercato e alla responsabilità degli uomini e delle donne si sostituisce la pesante manona statale.

Alle parole del premier sembra che facciano da contraltare le parole del presidente Sergio Mattarella. Il capo dello Stato, infatti, ha inviato un messaggio al Forum Ambrosetti di Cernobbio in cui ha detto che bisogna stare attenti a non commettere errori perché i soldi su cui puntare in realtà sono soprattutto debiti e se si sbaglia ad usarli ciò che resterà sarà soltanto una nuova e aggiuntiva massa di debiti che ricadrà necessariamente sulle generazioni future. Insomma, i tanti soldi/debiti a disposizione sono un’arma a doppio taglio: possono creare autonomia ma possono creare anche dipendenza e così peggiorare la situazione invece di migliorarla. La virtù di un’economia non sta tanto nell’uso dei soldi quanto nella capacità di farli, produrli, crearli.

Del resto, in Italia quante volte l’uso di ingenti risorse pubbliche ha creato sottosviluppo invece che sviluppo? E non è nemmeno necessario risalire molto indietro negli anni; basta ricordare quanto disse il presidente Napolitano a Napoli nel bel mezzo della crisi della spazzatura quando notò – cito a memoria: “Come mai altrove sono stati capaci di creare sviluppo mentre qui, pur con tutti i soldi spesi, siamo in queste disastrose condizioni?”.

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