A Quarta Repubblica del 14 giugno, lo psichiatra Raffaele Morelli non fa sconti al reddito di cittadinanza. Gli effetti economici e soprattutto educativi sui giovani italiani, infatti, sarebbero disastrosi. “La politica per i giovani non ha fatto nulla. Il reddito di cittadinanza è stata una cosa gravissima e non ne parlo in termini politici”, ha esordito il direttore dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica. “L’idea che quel reddito non sia stato alle aziende per dire io ti pago ma vieni lavorare… Nella vita la cosa più importante è il lavoro, è nel lavoro che si radica il cervello. Oggi i nostri giovani temono la fatica, il giudizio e l’autorità».
“Se i nostri giovani non fanno fatica, non sanno che lavorare è fatica come per le altre generazioni, se uno Stato matrigno ti dice ti do i soldi per non fare niente è un messaggio terrificante: che puoi restare a casa, che la famiglia ti aiuta, che puoi lavorare un po’ in nero e che puoi giocare alla Playstation. Negli Usa, in altri Paesi, i ragazzi vanno a lavorare nei ristoranti anche se guadagnano pochissimo. Una delle gioie più grandi della vita è il primo stipendio. Se qualcuno ha pensato di avere consenso togliendo questi valori, creeremo delle generazioni apatiche, statiche, senza creatività.
Il messaggio finale dello psichiatra è inquietante, quanto concreto: “Rischiamo di perdere una generazione. Se accadesse così, sarebbero veramente tragedie”.