Il mondo della geopolitica è appeso ad un filo rosso. Da Kiev a Mosca, da Washington a Pechino, passando per Taipei, le escalation non sembrano limitarsi solo all’Est Europa, ma rischiano di implodere anche nell’Indo-Pacifico, in modo drammaticamente più tragico rispetto alla guerra tra Putin e Zelensky. Mentre il “Washington Post” riferisce di aver ricevuto una nota diplomatica, in cui la Russia intimava la Nato a bloccare l’invio di armi all’Ucraina per non arrivare a “conseguenze imprevedibili”; la Cina annunciava importanti esercitazioni militari lungo l’intera isola di Formosa. Le azioni si tradurrebbero come “una contromisura ai recenti messaggi negativi degli Usa, compresa la visita della delegazione del Congresso”.
Mire espansionistiche cinesi
Il portavoce del ministro degli Esteri del Dragone, Zhao Lijian, ha poi proseguito rimarcando la secolare sovranità cinese su Taiwan, intimando gli Stati Uniti ad “interrompere gli scambi ufficiali e i legami militari, fermare la vendita di armi e intraprendere azioni concrete per attuare il loro impegno a non sostenere l’indipendenza” di Taipei. Il messaggio propagandistico è chiaro: esiste una sola Cina e Taiwan è parte di essa. Clamorosamente fallito il paradigma “una nazione, due sistemi”, con il quale si suole ricordare l’accordo politico, concluso nel ’79 tra Londra e Pechino, per garantire un’indipendenza de facto a Hong Kong, le mire espansionistiche della dittatura cinese continuano ad accelerare, con il rischio di degenerare in un conflitto militare tra superpotenze.
Al di fuori delle previsioni più nefaste, però, i vantaggi che Xi Jinping potrebbe ottenere da un’eventuale conquista dell’isola sono essenzialmente due.
1. Attraverso l’invasione di Taiwan, la Cina potrebbe acquisire un totale controllo dell’Indo-Pacifico, scacciando dalle proprie porte il nemico americano. La situazione geopolitica attuale sarebbe propizia anche a causa del deterioramento dei rapporti tra l’amministrazione Biden e l’India, guarda caso in costante avvicinamento al colosso cinese. Da qui, potrebbero fissarsi le basi per una triplice intesa tra Nuova Delhi, Pechino e Mosca.
Seconda potenza mondiale
Ad oggi, Cina ed India rappresentano rispettivamente la seconda e la quinta potenza economica mondiale, mentre la Russia rimane saldamente il Paese più armato del globo, ovviamente dopo gli Stati Uniti. Non solo, il regime di Xi dipende in larga parte dal Cremlino nel reparto motoristico dei propri caccia e dei sottomarini a propulsione non nucleare, essenziali per una futura invasione di Taipei. Mosca rappresenta anche la prima fonte di import bellico per Nuova Delhi.
Dal lato russo, invece, l’affidamento alle economie delle due superpotenze pare l’unica soluzione plausibile per difendersi dalle sanzioni dei Paesi atlantici. Insomma, un’alleanza forzata e forzosa, sicuramente dovuta dall’invasione del 24 febbraio, ma che trae le proprie radici anche negli innumerevoli insuccessi esteri dell’amministrazione democratica statunitense. Per ultimo, l’abbandono degli ottimi rapporti che Trump intratteneva con Israele ed Emirati Arabi Uniti, trattando con Putin per il nucleare iraniano.