Padre Stefano Caprio è stato in Russia dal 1989 al 2022, uno dei pochi sacerdoti cattolici a Mosca. Conosce bene il Cremlino, e ovviamente anche Sergej Lavrov. Per questo non l’ha sorpreso l’uscita del ministro degli Esteri russo su Hitler, Zelensky e gli ebrei. “È una provocazione ben riuscita – ha detto nell’intervista a Quarta Repubblica – Ne stanno parlando tutti”.
Ed era voluto? “Vogliono far capire che loro hanno un altro modo di vedere le cose. È come la frase del patriarca Kirill sulle parate gay. C’è qualcuno che gliele prepara. Questa è scuola di informazione sovietica, ben allenata”. In che senso? Visto che da noi citare gli ebrei o i gay rischia di provocare un patatrac, loro colpiscono proprio su quei punti dolenti. “La prossima sarà sul femminismo magari… loro sanno quali sono i nostri nervi scoperti e li usano per far capire che la Russia è un’altra cosa”. Certo, questo può portare all’isolamento internazionale, alle sanzioni, al crollo dell’economia e forse trasforma anche Mosca in un “paria internazionale”. Ma poco interessa, ai russi. “Quando la Russia è da sola contro tutti compatti – dice padre Caprio – si trova nel suo stato ideale. È la natura della Russia: essere l’unica vera Nazione, l’unico vero Popolo, l’unica vera Chiesa”.
Da Quarta Repubblica del 2 maggio 2022